Colpo di stato a Djibouti

Settimana 184

Dal 03/12/2000 al 09/12/2000

Domenica 3 dicembre 2000

Posizione 13°19N 49°40E

14° giorno di traversata da Seychelles al Mar Rosso

Stiamo navigando con il vento in poppa, il mare è calmo il cielo leggermente velato e la vita a bordo è confortevole.
Siamo esattamente in mezzo al golfo di Aden, e visti i problemi di atti di pirateria contro le barche verificatisi lo scorso anno vediamo bene di tenerci lontani sia dalle coste della Somalia che da quelle dello Yemen.
Ogni tanto avvistiamo una nave, ma per il resto siamo felicemente soli.

Lunedi 4 dicembre 2000

Posizione 12°48N 47°17E

15° giorno di traversata da Seychelles al Mar Rosso

Cielo sereno, mare calmo, vento leggero da est.
Abbiamo il vento in poppa e navighiamo a 4 nodi (+ uno offerto dalla corrente!) con il gennaker e il genoa tangonati. Non avevamo mai provato, ma il sistema funziona benissimo. La barca avanza anche con pochissimo vento.
Di notte, onde evitare, navighiamo senza luci con il radar che fa la guardia e suona se qualcosa entra in un raggio di 5 miglia da noi. Alle 4 l’allarme del radar ci sveglia. C’è una nave a 4 miglia e sembra ferma. Osserviamo lo schermo per un quarto d’ora, ma la nave non si muove. Siamo a 50 miglia dalla costa dello Yemen, forse stanno facendo qualche traffico, meglio non indagare!
In mattinata peschiamo un bel dorado (corifera in italiano) lungo un metro. Dopo 4 giorni di bolina dura, in cui ci siamo alimentati a minestrine e pasta in bianco, ci è rimasta una grossa fame.
Ci cuciniamo un intero filetto con una deliziosa salsa di asparagi.
Prima del tramonto avvistiamo una superpetroliera enorme. All’inizio pensavamo fossero due navi, poi quando si è avvicinata abbiamo capito che quella che sembrava una piccola nave era invece la prua della petroliera. E’ carica e quindi è molto bassa sull’acqua.

Martedi 5 dicembre 2000

Posizione 12°02N 45°30E
16° giorno di traversata da Seychelles al Mar Rosso
E’ finito il vento!
Il cielo è sereno, il mare è liscio come l’olio. Procediamo a motore e dato che non abbiamo tanto gasolio facciamo rotta su Djibouti, per fare il pieno e riposarci un paio di giorni. Arriveremo domani sera. L’unico evento della giornata è l’avvistamento di una barca araba, quelle con la prua alta a forma di “babbuccia”. Abbiamo un attimo di panico: “i pirati!”.
Invece questi non ci degnano di uno sguardo, ci passano ad un paio di miglia diretti verso est a tutta velocità. Evidentemente stanno approfittando della calma di vento per uscire dal golfo di Aden.

Mercoledi 6 dicembre 2000

Approdo a Djibouti
Siamo arrivati a Djibouti alle 18. Ci fermeremo 2 o 3 giorni, giusto il tempo per fare rifornimento di gasolio e acqua e per riposarci un po’.

Giovedi 7 dicembre 2000

Colpo di stato a Djibouti
Mattinata persa per le pratiche e per fare rifornimento di gasolio e acqua. Gli ufficiali sono abbastanza scortesi e corrotti. Sia la polizia che l’autorità portuale ci ha costretto a pagare di più del dovuto. Per pagare il gasolio dobbiamo andare in città, quindi abbiamo l’occasione per dare un’occhiata; è piuttosto sporca, polverosa e malandata.
Siamo in periodo di Ramadam, oggi è giovedì e domani sarà tutto chiuso, quindi dobbiamo sbrigare tutte le nostre faccende oggi. I negozi sono chiusi da mezzogiorno alle 17 quindi torniamo in barca a riposarci, andremo a fare spese nel pomeriggio.
Alle 16 lasciamo il gommone allo Yacht Club e c’incamminiamo verso il centro. La strada diretta è bloccata da militari armati, bisogna fare un lungo giro per raggiungerla. Siamo decisi a comprare un po’ di cibo fresco, quindi sotto il sole percorriamo i 3 km che ci separano dal centro. C’è una strana atmosfera. In giro ci sono solo uomini, sono piuttosto eccitati e camminano tutti in direzione opposta alla nostra.

Più ci avviciniamo al centro più la densità di militari armati aumenta. Alcune strade sono bloccate, quindi ci tocca fare un largo giro per arrivare al supermercato. Quando siamo quasi arrivati incominciamo a capire che qualcosa non va’. Sulla strada che porta al centro passano due carri armati a tutta velocità, poi dopo pochi minuti, arrivati ad un incrocio vediamo le macchine che suonando il clacson guidano in retromarcia a tutto gas. I guidatori hanno le facce terrorizzate e capiamo subito che qualcosa di grosso è in atto.

Poi iniziano gli spari. Prima le armi leggere, poi le cannonate. Scappiamo, senza sapere bene dove andare, gli spari sono vicinissimi. Corriamo piegati ripararandoci dietro una staccionata, la gente è in panico e le cannonate rimbombano fortissimo.
Stiamo correndo sul marciapiede quando una macchina si ferma in mezzo alla strada. E’ una signora francese che ci fa segno di raggiungerla. Siamo fortunati, in pochi minuti siamo fuori dall’centro dei combattimenti. La gentilissima signora abita a Djibouti da vent’anni e ci dice che è la prima volta che succede una cosa del genere.
“Proprio quando siamo arrivati noi doveva succedere!!”
La signora ci consiglia di fermarci allo Sheraton, ma noi siamo decisi a tornare in barca ed andarcene.
La strada per il porto è bloccata, salutiamo la signora e ci incamminiamo a piedi. I militari sono tutti eccitati, gli diciamo che dobbiamo andare allo Yacht Club e ci lasciano passare. La strada, che è in pratica una diga, che taglia in mezzo ad una laguna, è deserta e ai bordi ci sono i militari appostati tra gli scogli con le mitragliatrici puntate verso la città. Quando passiamo ridono e ci dicono “No problem”, ma i problemi ci sono, e grossi. Per evitare di passargli davanti camminiamo con la schiena ricurva tra gli scogli a pelo d’acqua. Poi un ufficiale ci ferma. Lui è più preoccupato, non ci blocca, ma ci dice che avanziamo a nostro rischio e pericolo.
Per un attimo valutiamo l’ipotesi di tornare a nuoto, ma abbiamo tutti i documenti e la barca è piuttosto lontana. Comunque se iniziano a sparare vicino a noi, siamo in acqua in pochi secondi. Restiamo qualche minuto al riparo di un camion militare, poi il plotone riceve l’ordine di avanzare, noi li seguiamo ad un centinaio di metri di distanza. Finalmente riusciamo ad arrivare alla strada che porta allo Yacht Club. E’ sgombra ed in direzione opposta ai combattimenti. Iniziamo a correre e in pochi minuti siamo sul gommone diretti in barca.
Siamo fermamente convinti di levare l’ancora ed andarcene, poi arrivati in barca, gli amici francesi delle due altre barche ancorate in porto ci dicono di ascoltare sul WHF un canale in cui i militari francesi (in porto ci sono due navi militari) informano i residenti occidentali sulla situazione. Mentre tiriamo a bordo il gommone e ci prepariamo a partire le notizie alla radio si susseguono ma gli spari sembrano essere terminati.
Poi l’annuncio: i poliziotti ribelli che hanno tentato un colpo di stato sono stati sopraffatti dall’esercito rimasto fedele al governo. Le prime cifre parlano di 30 poliziotti uccisi, 15 dell’esercito e 60 civili.
Siamo stanchissimi e data che la situazione sembra tranquilla decidiamo di restare, con l’idea che al primo sparo leviamo l’ancora e ce ne andiamo.
Ci facciamo una birra e chiudiamo questa lunga giornata.

Venerdi 8 dicembre 2000

Sosta a Djibouti
Giornata passata in barca a fare qualche lavoretto e a riposarci. Oggi è il giorno di festa per i musulmani, e in città sembra tornata la calma. La radio locale ha ripreso ha trasmettere e ha dato la versione dei fatti ufficiale. L’ex capo della polizia, che dopo essere stato licenziato ha tentato il colpo di stato si è rifugiato in un’ambasciata straniera. Gli altri poliziotti ribelli sono stati arrestati. Il bilancio ufficiale è di 2 morti e 6 feriti, ma ci sembra abbastanza improbabile, dato che sia le mitragliatrici che i carri armati hanno sparato per un ora. Domani all’alba partiamo.

Sabato 9 dicembre 2000

Ingresso in Mar Rosso
Lasciamo Djibouti con l’unico rimpianto, di non essere riusciti a fare la spesa di alimenti freschi. Boliniamo tutto il giorno per raggiungere lo stretto di Bab el Mambeb, che delimita il golfo di Aden dal Mar Rosso. Il vento è forte il mare grosso e confuso, a causa delle forti correnti, e la navigazione è poco piacevole. C’è una fila continua di navi che per fortuna se ne stanno nella loro corsia.