Arrivo in Martinica

dal 21/12/97 al 27/12/97

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Arrivo in Martinica

Domenica

C’è il sole e il vento gira ad est, riprendiamo la nostra andatura con genoa e olimpico tangonati. Facciamo i signori, ributtiamo in acqua un dorado di 30 cm e dopo poco ne prendiamo uno da 70 cm che sfilettiamo e mettiamo i filetti a “cuocere” nel limone. I viveri freschi sono ormai finiti. Il pane lo abbiamo buttato visto che era diventato multicolore a causa della muffa. Sono rimasti tre pomodori ammuffiti, che a breve prenderanno la strada del pane. Anche il cocomero è fermentato e con un sibilo ha incominciato ad emettere delle bollicine: lo abbiamo buttato ai pesci. Abbiamo solo quattro zucche del Gambia, quattro pompelmi e tre arance. Oggi è stata una giornata stupenda, proprio come ci si immagina debba essere la navigazione con gli alisei: sole, cielo azzurro, pesci volanti, vento costante con poca onda. I nostri malesseri dovuti al Lariam stanno passando e questo contribuisce a rendere la nostra visione più rosea. Il piede di Annalisa sta guarendo, mentre le mani e le braccia sono ancora in piena eruzione.

Lunedì

Oggi avvistiamo la prima nave, infatti abbiamo incrociato la rotta che va’ da Città del Capo a New York. Ci sentiamo meno soli.
Sperimentiamo una nuova ricetta per il dorado: filetti al cartoccio con olive e capperi, cotto nella pentola a pressione. Una squisitezza da ristorante di lusso, però il pesce incomincia ad uscirci dalle orecchie. Ci sogniamo le costolette alla brace, le fiorentine e le insalate miste: peccato che non si peschino!

Martedì

Solito tran-tran fino al pomeriggio, quando Lorenzo tira su un pesce: incredibile non è un dorado! Ha le striature come lo sgombro, ma ha la bocca simile a quella di un barracuda con denti aguzzi e affilati. E’ lungo 90 cm e ha una carne simile a quella del tonno, ma di colore bianco. Fatti i filetti, ne mettiamo uno a cuocere nel limone e l’altro nel frigo. Proviamo anche a mangiarlo crudo con un po’ di salsa di soia, alla giapponese, ed è veramente buono. Per radio, Leonardo del Ghibli, sostiene che potrebbe essere un Whaoo e che è un pesce tipico del Pacifico.

Mercoledì

Dopo una notte un po’ movimentata con qualche groppo al mattino cielo azzurro e sole caldo. Per radio è un continuo scambio di auguri di Natale, ma la cosa più bella se la sono inventata gli australiani ed i neozelandesi: “La Transatlantic Christmas Net”. In pratica tutte le barche ancora in navigazione si sono ritrovate alle 23 su una certa frequenza per la veglia di Natale all’anglosassone. Tutti erano estremamente commossi, e ogni barca a turno ha cantato una canzone di Natale e/o ha recitato una poesia. I più arditi hanno fatto anche i cori a più voci, tutte inevitabilmente stonate. Peccato che non le abbiamo registrate!

Giovedì

Senza sentire l’odore dei cappelletti, non sembra neanche Natale!
Incominciamo ad essere irrequieti, mancano 350 miglia e si inizia a sentire aria di terra.

Venerdì

Il tempo scorre lentamente e ogni dieci minuti l’occhio ci cade sul GPS per vedere “quanto manca”. Non peschiamo visto che non ne possiamo più di doradi, ci pregustiamo le bistecche che ci faremo fra qualche giorno.

Sabato

La voglia di arrivare è tanta, fa caldo e andiamo fortissimo. Enzo del Tatanai, per radio ci da qualche dritta per arrivare di notte a Sant’Anne, in Martinica. Fa buio e a causa dei grossi nuvoloni che stazionano sulla Martinica, non abbiamo la soddisfazione di avvistare la terra. Alle 19 avvistiamo la prima luce, è il faro sulla punta sud dell’isola, poi pian piano cominciamo a vedere le luci di qualche paese e il bagliore di Fort de France. Abbiamo tutti i punti per il GPS, però non c’è la luna è buio pesto e fa una certa impressione avvicinarsi ad un’isola sconosciuta con le onde che a causa dell’imbuto tra Martinica e Santa Lucia sono grosse e potenti. Man mano che ci avviciniamo a Sant’Anne siamo sempre più ridossati e la situazione si calma. Quando arriviamo su un fondale di 5 metri e vediamo alcune luci di barche all’ancora decidiamo di fermarci, anche se forse siamo un po’ in mezzo. Incredibile, dopo 16 giorni di “lavatrice” finalmente la barca è stabile e non rolla. Siamo talmente stanchi che beviamo una birra, ci mangiamo una barretta di cioccolato con i crakers e ce ne andiamo a dormire, rimandando i festeggiamenti a data da destinarsi. Ci addormentiamo soddisfatti: abbiamo attraversato l’oceano.