dal 01/02/98 al 7/02/98
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Grenada
Domenica
Giornata dedicata alla scrittura delle poste internet, visto che abbiamo trovato un internet cafè da cui inviarle.
Lunedì
Girare il mondo in barca non è sempre piacevole, oggi ci tocca smontare e pulire il cesso, visto che c’è una piccola perdita. Come si può immaginare il lavoro è poco piacevole, per fortuna troviamo il motivo della perdita (una vite lenta) rimontiamo tutto e la perdita non c’è più.
La sera c’è una festa in città, con 3 steel band, rum gratuito e balli e danze tipiche. Le steel band sono delle bande composte da decine di componenti che suonano tutti lo stesso strumento di cui vanno fierissimi: un mezzo bidone di ferro. è incredibile la varietà di suoni che riescono a tirare fuori da un mezzo bidone!
Martedì
Pulizie generali e spesa al mercato.
Mercoledì
Giornataccia. Di prima mattina il lettore di floppy del computer smette di funzionare, così tutte le poste scritte rimangono nel computer e ci tocca riscriverle sul computer dell’internet cafè.
Decidiamo di muoverci davanti alla spiaggia di Grand Anse, a 2 miglia dal porto di St. George; qui speriamo di poter acquistare un nuovo lettore di floppy nell’unico negozio di computer dell’isola.
A metà strada ci si spengono gli strumenti di navigazione, è saltato il termo fusibile; Annalisa pensando ad una cosa accidentale lo riattiva. Ci avviciniamo alla baia ed il fondale è molto basso e pieno di reef. Gli strumenti saltano di nuovo e siccome siamo in un punto critico ed è necessario sapere la profondità Lorenzo li riattiva.
Dopo pochi minuti un acre fumo nero esce dal bagno nella cui parete passano i cavi degli strumenti. Lorenzo dopo aver urlato la classica frase “al fuoco al fuoco” si precipita nel bagno e subito verifica che il principio di incendio, grazie al fatto che abbiamo utilizzato solo materiali ignifughi, si è estinto da solo. Nel frattempo Annalisa, dopo aver gettando l’ancora, vedendo il fumo e sentendo le grida di allarme si precipita nel pozzetto e fa la pompiera tirando l’acqua contenuta casualmente in un secchio, con l’unico risultato di fare un bel gavettone a Lorenzo.
La cosa finisce in ridere; dopo avere asciugato il gavettone all’interno della barca, smontiamo il pannello e scopriamo che il filo di alimentazione del GPS è completamente fuso. Non riusciamo a capire che cosa possa aver causato il corto circuito, probabilmente il connettore del cavo del Gps si è rovinato e i cavi di alimentazione si sono toccati. Sostituiamo un paio di altri cavi che si sono danneggiati per il calore rimontiamo il tutto e verifichiamo che per fortuna tutti gli strumenti funzionano bene.
Salpiamo l’ancora per avvicinarci alla spiaggia, ma oggi è proprio una giornata no, dopo poche centinaia di metri percorsi nella direzione delle altre barche ancorate, questa volta è Annalisa che inizia ad urlare: “metti la retro!”. Siamo sopra un banco di corallo, tocchiamo con la chiglia, ma riusciamo a venirne fuori bene aiutati anche dal forte vento proveniente dalla spiaggia.
Per oggi ne abbiamo avuto abbastanza, ritorniamo nel sicuro porto St. George e decidiamo di andare a Grand Anse con il bus. Visto l’andamento della giornata, chiaramente il negozio non ha il lettore di floppy, cosi ce ne torniamo sconsolati in barca.
Giovedì
Invece di goderci un meritato riposo, questa notte il vento ha soffiato fortissimo, molte barche hanno “arato” e quindi ci siamo dovuti alzare parecchie volte a controllare. La mattina il vento si calma, partiamo alla volta di Hog Island, che si trova nel sud di Grenada.
Passata la punta ovest dell’isola abbiamo il vento “nel naso”, il mare e basso e cosparso di reef e come se non bastasse vediamo una barca che nella notte si è arenata negli scogli di una piccola isoletta.
Lo spettacolo è terribile,si vede lo scafo che si muove ad ogni onda, come un grosso animale in agonia; a terra si vedono due persone che tirano delle cime. Di primo acchito pensiamo di andargli a dare una mano, ma poi visto che l’isola è circondata da scogli e che stà arrivando una barca locale decidiamo di proseguire.
Scossi accendiamo il motore e ci facciamo due ore di navigazione contro onde e vento. Hog Island, come ci ha detto Enzo del Tatanai, è il classico posto dove rischi di “non levare più l’ancora”; è una baia ben protetta circondata da reef pescosi. A terra c’è un piccolo villaggio in cui si trova acqua, vegetali e all’occorrenza si può prendere il bus per andare a St George. Si sta proprio bene.
Venerdì
Oggi è giorno di pesca alle aragoste e siccome abbiamo il fucile rotto mettiamo in pratica un suggerimento di Leonardo Ghibli. Costruiamo una specie di moccio vileda, con delle striscioline di un vecchio asciugamano.
Il principio è il seguente. quando si vede una aragosta si infila nella tana il moccio e siccome il guscio dell’aragosta è pieno di asperità questa si dovrebbe impigliare permettendo una incruenta estrazione.
Come dice il proverbio: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, e non peschiamo niente, l’acqua è torbida e non vediamo neanche una aragosta.
Ci spostiamo ad Secret Harbour, dato che è piu vicino all’aeroporto e questa sera arrivano i genitori di Lorenzo. L’aereo arriva puntuale e passiamo la sera ad aprire i regali come i bambini la notte di Natale; l’elastico per il fucile, il parmigiano, il caffè, ……
Sabato
Ci spostiamo di nuovo a Hog Island. L’isola forma con la costa una profonda baia, circondata da mangrovie in cui sono ancorate una decina di barche. L’acqua è abbastanza torbida, ma basta andare sui reef esterni, che ridiventa limpida.