dal 6/07/97 al 12/07/97
Settimana 6
Kalamos, Itaca e Kefalonia
Domenica
Lasciata la nostra baia pensiamo di dirigerci verso la terra ferma, verso una cittadina che si chiama Mitika dove la nostra guida afferma che si fa bene la spesa. Una volta giunti davanti al porticciolo ci viene in mente che è domenica e quindi rinunciamo a malincuore: sono 3 o 4 giorni che mangiamo pomodori o pasta e pregustavamo un pollo arrosto. Dopo una rapida occhiata alla guida, decidiamo di andare a Port Leon nell’isola di Kalamos.
E’ un paese abbandonato e per questo molto caratteristico. Dopo che i pozzi d’acqua sono stati contaminati la popolazione ha deciso di non tornare al paese, ma di emigrare.
Purtroppo una volta ormeggiati, nel momento in cui avevamo deciso di andare a visitare il paese, iniziano a soffiare delle forti raffiche. Visto che il vento è aumentato ed ha cambiato direzione (ora ci spinge verso la spiaggia) alle 20 decidiamo di sgonfiare il gommone e scappare.
Andando a Kastos troviamo un gommone alla deriva e nonostante le forti raffiche riusciamo a recuperarlo ed ad assicurarlo in coperta. Il gommone ha entrambi i ganci di attacco delle cime di traino spezzati.
Ci ancoriamo nella baia antistante il porticciolo di Kastos con un buio pesto, e viste le forti raffiche decidiamo di dormire in pozzetto così da controllare la situazione con un’occhiata senza doverci alzare.
Lunedì
Ci spostiamo all’interno del porticciolo, più riparato e stiamo lì a fare alcuni lavori. Annalisa inizia ad imbastire le tendine.
Martedì
Partiamo alla volta di Atoko, ma a causa del forte vento è pericoloso fermarsi; peccato c’è una baia con una sola casetta bianca con gli scuri azzurri che è splendida. Boliniamo fino a Kioni nell’isola di Itaca, il cui porticciolo è, come dice la guida, una piccola gemma.
La tranquillità dura poco; dopo mezz’ora arriva un orda di barche prese a noleggio tutte con equipaggio olandese. E’ il loro primo giorno di noleggio e probabilmente anche la prima volta che si trovano ad ancorarsi con una barca a vela. Se ne vedono di tutti i colori.
Il massimo è stato un allegro padre di famiglia con 3 figli e moglie, che prima si è sistemato in banchina andando a marcia indietro poi quando era già fermo ha buttato l’ancora con almeno 50 metri di catena sotto la barca senza praticamente muoversi.
Lavoriamo un paio d’ore per tamponare gli assalti, poi tutto si tranquillizza.
Mercoledì
Trasferimento con il vento in poppa a Poros, nel sud di Cefalonia. Stessa scena del giorno prima con le barche noleggiate, solo che questa volta gli equipaggi sono inglesi.
Giovedì
Quaranta miglia tutte di bolina per arrivare ad Argostoli.
Incredibile, ma come giravamo un capo pensando di avere finito di andare contro il vento, questo girava e lo ritrovavamo sempre contro.
Argostoli, capitale di Cefalonia, è una grossa cittadina con l’aeroporto quindi punto di smistamento per i turisti che arrivano specialmente dal Nord Europa.
Venerdì
Giornata dedicata alla preparazione della barca per la traversata di domani, verso l’Italia.
Sabato
Prima di partire per la traversata di 230 miglia per Reggio Calabria, telefoniamo in Italia ad un nostro amico che dopo aver guardato le previsioni meteo su internet, ci dà il via libera.
C’è un forte maestrale che ci costringe ad un unico bordo di bolina. Il mare è schifoso, ci sono onde molto grosse provenienti da almeno 3 direzioni diverse e in barca sembra di essere dentro una lavatrice.
La notte stiamo male, per fortuna il timone a vento funziona a meraviglia e noi ci limitiamo a stare accucciati sotto la capottina dando ogni tanto un’occhiata al radar ed al mare davanti noi.