Settimana 145
dal 05/03/00 al 11/03/00
Domenica
Oggi cambiamo posto, percorriamo 6 miglia verso nord ed entriamo in un’altra lagunetta davanti al villaggio di Thulusdhoo.
Il posto è famoso tra i navigatori come l’isola della fabbrica della Coca Cola. Sembra incredibile, ma c’è un vero e proprio stabilimento, con 120 operai per la maggioranza del Bangladesh, dove producono le bevande gassate per tutti i resort delle Maldive.
Ci ancoriamo per oggi davanti al villaggio così facciamo rifornimento d’acqua e andiamo a dare un’occhiata allo stabilimento.
Ritroviamo Utopia, con Pasquale e il suo equipaggio che ci invitano a cena per assaggiare il loro vino di riso, bevanda tipica di produzione casalinga e molto in voga tra gli equipaggi delle barche che passano lunghi periodi alle Chagos, che sono disabitate.
Insieme agli Utopia, andiamo a vedere i fondali della passe, che la guida, del 1996, descrive come fantastici. Purtroppo anche qui il Niño ha colpito duro. Il corallo è tutto morto e i pesci, colorati, si aggirano spaesati in un paesaggio grigio.
In mezzo alla passe ogni tanto si vede qualche grosso predatore, come i barracuda, i carangidi o qualche squalo, ma nel complesso la fauna sembra aver sofferto la moria dei coralli. Il sole è potentissimo e solo alle 16 abbiamo il coraggio di lasciare la barca ed andare a terra.
Il villaggio di Thulusdhoo è tranquillo, ordinato e carino. Le case sono tutte pitturate di bianco, e hanno un certo stile. La gente è molto riservata e non si capisce se timida o scocciata per la nostra intrusione.
Finalmente un ragazzo ci sorride, parla inglese e ci dà un po’ di informazioni, tipo dove trovare l’acqua, un telefono o come si fa a visitare lo stabilimento della Coca Cola.
Delle donne passano con una carriola piena di taniche. Alle 17 viene attivata la fontana dell’acqua e si preparano. Hanno tutte il capo coperto e dei lunghi vestiti che le coprono fino ai piedi. Sembrano tristi. Chissà cosa pensano di noi che spensierati, in calzoncini e maglietta, ce ne andiamo in giro tranquilli per il loro villaggio?
La fabbrica della Coca Cola è tutta circondata da un alto muro. Come mettiamo il naso dentro al cancello ci sembra di cambiare clima. Fuori è tutto secco e polveroso, dentro è un giardino, con piante di buganvillea, di frangipani e altri cespugli verdi pieni di bacche rosse. Tutto questo verde è possibile grazie ai numerosi innaffiatoi.
Ci viene incontro il direttore, che ci invita a bere, una coca cola, nel suo ufficio, che assomiglia ad un frigorifero, dato che l’aria condizionata è al massimo. Molto fiero ci mostra i dati dell’azienda e poi lo stabilimento. Compriamo un cartone da 24 bottiglie di coca cola, non tanto per il liquido, ma per le bottiglie che sono ottime per la nostra birra!
Sulla spiaggia davanti al villaggio c’è un cantiere che ripara le barche per la pesca ai tonni, i dhoni. Il proprietario di un dhoni si offre di farci salire sulla sua barca che è attualmente in secco, per farci vedere come è costruita. E’ tutta in legno massiccio immarcescibile, e da l’idea di robustezza e di una abilità costruttiva antica. Non ci sono chiodi metallici, ma solo perni di legno.
La caratteristica dei dhoni è quella di avere la stiva centrale allagabile, per mezzo di due tappi, che serve come acquario. Prima i pescatori, con le reti pescano dei piccoli pesciolini che poi mantengono vivi nella stiva allagata. Poi quando in oceano, grazie alla presenza rivelatrice degli uccelli, avvistano i branchi di tonni, iniziano a lanciare in acqua secchiate di pesciolini. I tonni voracissimi si avventano sulle facili prede, ma nella foga non si accorgono degli ami e alla fine finiscono nella stiva piena d’acqua all’interno dei dhoni. Quindi rimanendo in acqua sopravvivono fino ad arrivare freschi al mercato.
Splendido tramonto prima di andare a cena dai francesi.
Il famoso vino di riso è micidiale! All’inizio è dolce e fresco e si lascia bere, ma poi fa sentire i suoi effetti e torniamo in barca tutti con il mal di stomaco ed un cerchio alla testa.
E’ la loro prima produzione ed evidentemente non gli è venuta troppo bene!
Lunedì
Gli effetti del vino di riso sono stati meno disastrosi di quanto temevamo e la notte passa tranquilla.
Approfittiamo dell’impianto di dissalazione del villaggio per fare il pieno d’acqua. Gli atolli delle Maldive chiaramente non hanno acqua dolce, ma intelligentemente i maldiviani con i soldi del turismo hanno costruito un impianto di dissalazione in ogni villaggio.
Poi ci spostiamo all’interno della laguna in un bell’ancoraggio in sei metri su sabbia bianca tra le teste di corallo riparati dalla barriera corallina.
Alla traina durante il breve tragitto ci peschiamo anche il pranzo, un grosso carangide che facciamo al barbecue. Pomeriggio di relax digestivo dopo l’abbuffata di pesce.
Martedì
Giornata tranquilla passata tra un bagno rinfrescante, una nuotata sulla barriera e qualche lavoretto.
Mercoledì
Passiamo tutta la mattina a mollo esplorando la barriera corallina all’esterno della laguna. L’acqua è calda e limpida, e anche se il corallo è morto i pesci sono numerosi e di tantissime varietà. Vediamo il letale pesce pietra che, nonostante i nostri sforzi per farlo muovere, se ne sta fermo, come una pietra!
Giovedì
Sono 6 le miglia che ci separano dalla prossima meta, la laguna di Mirofuri, che è sede di un grosso resort.
Navighiamo, tanto per cambiare a motore, sempre all’erta per evitare i numerosi reef che punteggiano la grande laguna dell’atollo di Male Sud.
Passiamo in mezzo ad un grosso banco di tonni, ma evidentemente la nostra tecnica, la traina, non è a loro congeniale e nessuno abbocca.
Non troviamo la passe per entrare nella laguna. C’è un bastone e siccome non c’è un alito di vento ci avviciniamo piano per vedere se si riesce ad entrare. Il passaggio è stretto e poco profondo, ma l’acqua è talmente limpida che si vedono chiaramente le teste, entriamo facendo lo slalom e letteralmente sfiorando i coralli.
Una volta dentro ci accorgiamo che questa laguna non è completamente chiusa e a nord c’è un largo passaggio. Purtroppo le carte nautiche sono vecchie di 100 anni e fatte per le navi che non hanno nessun interesse ad andarsi ad ancorare tra i coralli!
Venerdì
Il programma per la giornata prevede una visita alla villaggio turistico, per fare una passeggiata, e vedere com’è. Come al solito sbarchiamo titubanti: chissà se ci accettano o se come ci è già capitato, le guardie si accorgono che non abbiamo il braccialetto di identificazione, e ci cacciano.
Qui sembrano non curarsi di noi, mettiamo il gommone a secco e ci incamminiamo tra i bungalow. Sono quasi tutte coppie tedesche, di colore viola per il sole, e sembra che ogni bungalow sia diviso da un muro invisibile. Ognuno se ne sta a leggere o a prendere il sole e nessuno socializza. Altri se ne stanno in piscina invece che godersi le limpide acqua della laguna. C’è anche un bungalow completamente isolato in mezzo alla laguna, per le coppie in luna di miele.
Sabato
Lasciamo Mirofuri. A vento non si avanza, così ancora una volta ci facciamo una lenta e noiosissima navigazione fino a Male. Ci ancoriamo nella passe.
A Male fa un caldo allucinante, Dino e Daniela fanno gli ultimi acquisti, domani tornano in Italia.