Settimana 116
dal 15/08/99 al 21/08/99
Domenica
Lasciamo Laman Bay per le Isole Maskelyne, che si trovano nel sud della grande isola di Malekula. 20 miglia con il vento in poppa e arriviamo alla passe sotto un cielo grigio e piovigginoso. La passe è larga ma la forte corrente uscente crea delle onde ripide e potenti, entriamo a vele spiegate e con il motore quasi al massimo. Il posto con il sole sarà sicuramente molto bello, ci sono un infinità di isolette ricoperte da una fitta jungla, con spiagge e mangrovie.
In giro non si vede nessuno e il luogo da l’idea di un posto veramente selvaggio ed intoccato. Il reef ci hanno detto che non è un granché, l’acqua è torbida e con questo tempo novembrino non abbiamo nessuna voglia di andare in acqua. Ci facciamo la pizza per tirarci su il morale e per asciugare un po’ di umidità in barca.
L’ancoraggio è piuttosto profondo, 20 metri e c’è molta corrente, speriamo che non ci si incastri l’ancora con tutti i giri che facciamo. Poco prima del tramonto si fermano tre ragazzi su una piroga con le vele tutte rappezzate, sono andati a pesca e hanno alcune papaie da scambiare. Gli diamo qualche maglietta che accettano con un grosso sorriso.
Lunedì
Nonostante i nostri timori l’ancora viene su senza problemi. Non c’è vento e ci stanchiamo presto di timonare, quindi alla prima baia sulla costa est di Malekula ci fermiamo.
Il posto si chiama Banam Bay ed è una grande baia con la foresta che arriva fino alla spiaggia. All’interno della giungla, appena dietro la spiaggia intravediamo un paio di villaggi con le capanne di foglie di palma intrecciate ed il tetto di erba secca. La baia è larga e l’ingresso è facile, entrando peschiamo alla traina un bel carangide, quindi il pranzo è assicurato.
Appena ancorati un ragazzo ci raggiunge con la piroga, fa gli onori di casa e ci invita a visitare il villaggio. Per non andare a mani vuote andiamo a fare un giro sul reef e peschiamo un grosso pesce chirurgo che porteremo come regalo.
Il villaggio in realtà è un resort primordiale, gestito da alcune giovani famiglie del villaggio. Hanno fatto veramente un bel lavoro! Da una lunga capanna in stile locale, hanno ricavato delle stanze da letto, completamente arredate con materiali della foresta.
Sono molto gentili ed ospitali e ci sembrano molto sereni. Hanno un branco di bambini che scorrazzano felici in spiaggia e dentro l’acqua, i più piccoli prendono il latte dalle mamme, che allattano tra una faccenda e l’altra.
Gradiscono molto il pesce ed in cambio ci danno 3 grossi pompelmi e una papaia. Chiacchieriamo, sono molto curiosi di sapere da dove veniamo, cosa facciamo e dove abbiamo lasciato i nostri bambini. Quando gli diciamo che non ne abbiamo, rimangono interdetti, specialmente una simpatica mamma che ci dice di avere 20 anni e 5 figli.
Torniamo in barca e per pranzo ci facciamo il carangide ai ferri. Siccome era piuttosto grosso e per noi è troppo, una volta cotto chiamiamo i ragazzini del villaggio. Ne arrivano una decina in piroga e quandogli diamo un bel trancio di pesce già cotto se lo dividono fraternamente e se lo mangiano di gusto. Poi per ringraziarci ci porteranno delle altre papaie e pompelmi.
Martedì
Altra giornata di navigazione a motore, sotto il solito cielo grigio e con parecchi temporali. Arriviamo a Vao Island alle 15 e in pochi secondi ci troviamo circondati da decine di piroghe con a bordo un infinità di ragazzini schiamazzanti.
Iniziano gli scambi. Chi ha dei pomodori, chi dei pompelmi chi delle conchiglie.
Un paio di orecchini per 5 pomodori, 3 riviste italiane per una bella conchiglia. Annalisa contratta per due ore e alla fine ci ritroviamo con una cassetta piena di conchiglie bellissime, due maschere di legno intagliato, tanta frutta e un sacco di cianfrusaglie in meno!
Mercoledì
Partenza all’alba con destinazione Luganville, sull’isola di Espiritu Santo.
Navighiamo sotto un bel sole un po’ a vela e un po’ a motore. Ci ancoriamo a ovest della cittadina, davanti ad un resort che fa anche da yacht club, ci sono altre due barche. L’ancoraggio non è un granché, si rolla e c’è corrente.
Nel pomeriggio ci fiondiamo subito in paese per sbrigare un po’ di faccende:riempire la bombola del gas, fare le pratiche di uscita, comprare un po’ di frutta, uova, ecc..Conosciamo Piero e la moglie Lesley, simpatici!
Piero è arrivato qua in barca parecchi anni fa e ha deciso di fermarsi e stabilirsi qui. Ora ha una bella piantagione di vaniglia mentre sua moglie, che è americana, gestisce un locale molto carino e accogliente nella strada principale di Luganville.
Ci invitano ad andarci ad ancorare nella baietta davanti alla loro casa e la cosa ci tenta molto, ci hanno detto che è bellissima.
Luganville è molto più “primitiva” ed arretrata di Port Vila anche se la gente è ben vestita. Solo un vecchietto ha una specie di gonnellino che gli copre il davanti e gli lascia le chiappe nude.
Piero ci dice che solo tre anni fa si vedevano tantissimi uomini, provenienti dai villaggi dell’interno, con il perizoma e le ragazze a seno nudo con il gonnellino di foglie.
Giovedì
La mattina vola per le solite faccende da città, internet,,pieno di gasolio, e acqua. Poi alle 2 del pomeriggio, visto il tempo che si sta ingrigendo, decidiamo di andare a fare visita alla baia di Piero.
Piove, ma la baia è splendida lo stesso, chissà come deve essere con il bel tempo! E’ una baietta piccola, che può ospitare una sola barca con una cima a terra, e c’è un’isoletta davanti alla bocca che la protegge dalle onde del sud.
Il fondale è bellissimo, anche perché alle Vanuatu le baie sono di proprietà di chi ha il terreno circostante, e Piero non permette a nessuno di pescare. In pratica la tiene come un acquario!
Nella piantagione ci sono i filari di palme da cocco per la copra, le piante di vaniglia, pepe, peperoncino, curry, cacao e tante mucche che pascolano libere. Il paesaggio è idilliaco, con la piantagione che si estende su un terreno di verdi colline, tutta circondata dalla giungla.
Unico inconveniente le zanzare,che date le abbondanti piogge di questa stagione (inusuali in questo periodo) sono numerosissime e agguerrite. Davanti alla casa hanno una decina di piante di basilico quindi è un attimo organizzare una cena, noi facciamo le tagliatelle, Piero il pesto.
Buonissime!
Venerdì
Piero si è preso un giorno di ferie e ci fa da cicerone per una visita alla piantagione e ai laboratori in cui prepara i prodotti prima di commercializzarli.
La piantagione è grandissima e camminiamo tutta la mattina tra pascoli e distese di piante di vaniglia. Piero ci spiega tutto sulla coltivazione della vaniglia, dalla preparazione della piantagione (la vaniglia è una liana ed ha bisogno di una pianta o di un palo che la sostenga) all’impollinazione dei fiori, fino alla raccolta dei baccelli.
Dopo la piantagione visitiamo i laboratori, che sono moderni e attrezzati. Producono l’estratto di vaniglia in varie forme, dagli sciroppi a base alcolica ai concentrati ottenuti frullando i baccelli. Piero nella sua vita precedente faceva il ricercatore chimico, quindi se ne intende.
Pranziamo in barca da noi poi, dato che entra una fastidiosissima onda che ci fa ballare, andiamo a in esplorazione con il gommone per vedere se le baiette vicine sono più tranquille.
C’e ne una che è all’interno di uno strettissimo fiordo, largo non più di 20 metri, con gli alberi della rigogliosa foresta che quasi le fanno da tetto. E’ famosa tra le barche che passano la stagione dei cicloni da queste parti per essere l’unico “hurricane hole” veramente sicuro e protetto.
Che pace e tranquillità! Si sentono solo i rumori della giungla e qui l’onda non arriva. Siamo tentati di spostarci, ma poi vediamo che il fiordo è pieno di reti, stese da una riva all’altra e lasciamo perdere.Ceniamo ancora da Lesley e Piero, ci fanno il filetto di pesce alla vaniglia, una vera delicatezza, accompagnato da dell’ottimo vino bianco italiano. Per dolce della cioccolata fondente “fatta in casa” che è senza dubbio la migliore cioccolata che abbiamo mai mangiato!
Sabato
C’è vento ed è ora di partire, salutiamo Piero e Lesley e ammirando la splendida baietta, che con il sole è uno spettacolo ce ne andiamo. Bordeggiamo nel canale davanti a Luganville per tutto il giorno facendo poca strada a causa di una forte corrente contraria. Arriviamo davanti alla passe che porta all’interno di Baia Palikulo al tramonto e c’è una pessima luce.
Dalla guida l’ingresso sembra facile: due boe a sinistra delimitano la passe. In realtà le boe non ci sono ma ci sono dei bastoni che lasciamo a sinistra.
<<Lorenzo, a sinistra, a sinistra!!>>
Schiviamo una testa di corallo per pochi centimetri e con la pelle d’oca ce la vediamo scorrere sulla destra.
Siamo entrati dalla parte sbagliata e solo dopo dieci minuti di manovre tra le teste, con la luce quasi inesistente, riusciamo ad uscire dal dedalo di coralli ed ad ancorarci.
Morale: “Mai navigare tra i coralli senza una buone luce!”