L’incredibile Indispensable Reef

Settimana 118

dal 29/08/99 al 04/09/99

Domenica

La notte passa tranquilla, ma questo ancoraggio con questo tempo non è affidabile. Appena c’è luce sufficiente usciamo e ci dirigiamo verso il reef del nord, che dovrebbe avere un ancoraggio protetto. Percorriamo 20 miglia navigando paralleli al reef, con un bel vento teso e con i groppi che ci sfiorano.

L’arrivo ci riserva una sorpresa, ci sono già tre barche, le vediamo che si muovono forse sono appena arrivate e stanno cercando il posto dove ancorarsi.  Noi dobbiamo scapolare una lunga striscia di barriera e il tempo sta deteriorandosi seriamente. Il cielo è nero e sembra che manchi poco allo scatenarsi di un potente temporale.

Anche qui lo schizzo non corrisponde con la realtà e le posizioni non sono affidabili. Non abbiamo tempo di fare prove, appena vediamo un varco nel reef che sembra portare dove sono ora ancorate le tre barche, lo prendiamo. Ci sono numerose teste di corallo da evitare prima di trovare un punto adatto per l’ancoraggio.

Appena in tempo, diamo 70 metri di catena, Lorenzo va in acqua a controllare che tutto sia a posto e come risale in barca si scatena il temporale. Tuoni, fulmini, pioggia a dirotto e vento di 40 nodi da nord ovest. L’ancora tiene e dopo mezz’ora il vento si calma e ne approfittiamo per andare a pescare la cena. Il fondale è bello, ma ci sono meno pesci rispetto al posto dove eravamo ieri, evidentemente qui è più frequentato.
Puliamo le due cernie per la cena sotto un tramonto mozzafiato.

Lunedì

Che spettacolo all’alba!

Andiamo a pesca verso mezzogiorno ma evidentemente non è l’ora giusta. I pesci, anche grossi sono timorosi e gli squali grigi ci sono sempre intorno e sembra che non aspettino altro che peschiamo qualcosa per poterlo rubare.

Il fondale è bellissimo ed i pesci sono giganteschi. Vediamo almeno quattro o cinque cernie da un metro e una murena da almeno due. Non peschiamo niente Data la pesca scarsa, ci consoliamo con la pizza.

Al tramonto siamo invitati per un “drink” su una delle tre barche e portiamo delle pizzette appena sfornate. I padroni di casa sono Rob e Mary, americani del Texas, e la loro barca in legno ha 30 anni e non li dimostra per niente.

Mary è simpaticissima e prende in giro il marito a cui non va mai bene niente. Rob ha una foltissima barba, faceva il pescatore nel golfo del Messico ed è assatanato per la pesca. Quando parla dei pesci pescati gli si illuminano gli occhi, conosce il nome e le caratteristiche di tutti i pesci tropicali. Ci sono anche gli equipaggi delle altre due barche (una coppia di australiani e una di neozelandesi). La compagnia è piacevole, ci scambiamo storie e aneddoti divertenti e …siamo nel bel mezzo dell’oceano!

Martedì

Per tutta la notte e fino a mezzogiorno è un alternarsi di scrosci d’acqua e di temporali.

Saremmo dovuti partire ma non ne abbiamo voglia ed il maltempo è un ottima scusa per non lasciare i posti dove si sta bene. Restiamo in barca a leggere, scrivere e fare qualche lavoretto.

Annalisa, vista la quantità d’acqua dolce sprecata negli ultimi giorni, si decide a sistemare il tendalino in modo da poter raccogliere l’acqua. Poi a mezzogiorno il cielo si apre e per ben mezz’ora c’è il sole con un cielo azzurro intenso.

Al comparire del sole riceviamo ben due visite. Mary, la nostra vicina americana che ha voglia di fare due chiacchiere e si è stufata della compagnia degli altri equipaggi (sono un po’ spenti!) e una simpatica sterna che visto la mancanza di terraferma, ha deciso di fare il nido sulla nostra randa.

La pesca del pomeriggio è fruttuosa e ne approfittiamo anche per preparare il sugo di pesce per domani.

Mercoledì

Partiamo o aspettiamo?

Il tempo non ispira di certo, ma dobbiamo andare. Ci mettiamo un’ora per disincastrare l’ancora da una testa di corallo e quando abbiamo finito il tempo è leggermente migliorato.

Ci aspettano 417 miglia per arrivare all’arcipelago delle Louisiade, Papua Nuova Guinea, il mare è scomposto e la navigazione poco confortevole. Ogni ora arriva un groppo che scarica un bel po’ d’acqua e poi passa, non porta un grosso aumento del vento così ci si fa l’abitudine.

Giovedì

Si balla, ci si stufa e si legge. Dopo il primo giorno di navigazione il mal di mare passa e arriva la noia. Il tempo è sempre schifoso e non vediamo l’ora di avere un po’ di sole, la barca ed il nostro morale sono tutti umidi e avrebbero bisogno d’aria secca.

Venerdì

Il vento cala, rafforza, gira e noi dobbiamo stare sempre all’erta pronti a ridurre o ad aumentare le vele. I groppi sono meno frequenti, ogni tanto c’è anche il sole ed in giro non si vede anima viva.

Sabato

Questa notte abbiamo incrociato parecchie navi, siamo vicini a terra e dobbiamo stare più attenti così abbiamo dormito poco.

All’alba imbocchiamo il canale tra Rossel Island e Tagula (Sud Est Island) ed il vento cala. Non ce la facciamo ad arrivare alla passe delle Calvados Chain entro sera, così siamo costretti a scegliere un altro punto d’arrivo.

La scelta cade su Rabuso Creek, la foce di un fiume che ha creato un canale naturale nel reef. E’ un po’ stretto ma la guida ci assicura che c’è abbastanza spazio.

Il vento cala ancora e nonostante due nodi di corrente favorevole, siamo costretti ad accendere il motore per evitare di arrivare troppo tardi. Rossel sembra molto bella e selvaggia, con tanti picchi coperti di foresta e circondata da una bianca laguna corallina.

Oggi finalmente abbiamo il sole e il tempo sembra stabile. Dal meteofax si vede che siamo fuori dall’enorme zona perturbata che va dalle Salomone alla Polinesia Francese, e sembra un sogno non avere un groppo ogni ora.

Alle 16 arriviamo al punto davanti al “creek”, è strettissimo e a causa della luce bassa il reef si vede solo sul lato est. Entriamo lentamente e dopo aver percorso 100 metri nello stretto canale del reef, si continua tra le fitte mangrovie.

Il fondale decresce subito, quindi torniamo un po’ indietro e buttiamo l’ancora con poca catena perché non c’è spazio. L’ancoraggio è estremamente protetto e molto bello. Dalla jungla retrostante salgono delle colonne di fumo, segno della presenza di un villaggio.

Arriva una canoa molto primitiva, ci sono a bordo un adulto e due bambini, ci salutano ma sembrano timidi, forse non parlano inglese, si fermano sul reef. L’uomo pesca con una lunga fiocina senza ne maschera né pinne, e con successo ogni tanto recupera qualche pescetto.

Prima e durante il tramonto, bellissimo, una carovana di canoe scorre lungo il reef ed il canale davanti a noi. Sul basso reef si spingono con una lunga pertica, poi nel canale pagaiano. Probabilmente tornano a casa dopo una giornata nei loro orti, le canoe sono cariche di tuberi. Ci salutano, sono quasi tutte donne, ma anche queste sono timide e nessuno si ferma.