Burrasca a Bora Bora

Settimana 94 – dal 14/03/99 al 20/03/99

Domenica

Alla radio continuano a dire che la depressione si sta avvicinando, che ci saranno forti venti da sud est e che l’arcipelago della Società sarà colpito nella notte tra domenica e lunedì. La foto da satellite ricevuta via radio da Honolulu conferma la situazione poco piacevole, Bora Bora è dove c’è la croce, cioè esattamente in piena depressione.

Ci spostiamo di un miglio in una baietta che sembra ancora più riparata da sud est e incominciano i preparativi per affrontare la burrasca all’ancora. Ci ancoriamo in 13 metri con due ancore appennellate, in pratica aggiungiamo la Bruce da 15 Kg alla CQR da 20 Kg.

Lorenzo perlustra la zona in modo da individuare uno spazio libero dalle teste di corallo, poi diamo fondo a tutta la catena che abbiamo, 80 metri, cercando di stare ben lontani dalla spiaggia in caso il vento giri. Annalisa tira la catena per 10 minuti a tutto motore, in modo da fare penetrare bene le ancore, mentre Lorenzo aiuta le ancore ad infilarsi nella sabbia e controlla che non arino. Mettiamo anche degli stracci intorno alla cima che usiamo per togliere la tensione della catena dal salpancore, in modo da evitare l’usura nei punti in cui striscia.

Soddisfatti dell’ancoraggio cerchiamo di togliere dalla coperta tutto ciò che possa volare via e lasciamo solo un piccolo tendalino per raccogliere l’acqua, dato che abbiamo i serbatoi vuoti, ed il gommone ben legato rivolto all’insù sempre per raccogliere l’acqua che useremo per fare il bucato. Il vento inizia a rinforzare al tramonto, il cielo si riempie di nuvoloni neri, comunque il vento è da sud est e l’ancoraggio è ben riparato quindi andiamo a dormire abbastanza tranquilli.

Lunedì

Sorpresa! La depressione ha cambiato traiettoria e invece di passarci a nord ci passa a sud, il che comporta che invece di avere il colpo di vento da sud est ce lo abbiamo da nord ovest. A nord ovest siamo scoperti e tra noi ed il reef ci sono almeno due miglia.

Già verso le due ci accorgiamo che qualcosa non va, il vento inizia a venire da sud, non forte ma le onde che crea sono sufficienti a svegliarci. Per tre ore continua a ruotare da sud a ovest e dalla cuccetta di prua ogni tanto alziamo la testa e vediamo l’ombra dell’isola che doveva fornire un riparo esattamente alla nostra poppa.

Alle 5 si scatena il putiferio. Noi non abbiamo gli strumenti del vento, comunque è fortissimo ed il rumore che provoca passando tra le sartie è simile a degli urli. Subito si creano delle onde ripide che aumentano a vista d’occhio e in barca sembra di essere su un cavallo imbizzarrito. La catena da degli strattoni violentissimi, ma l’ancora sembra tenere, dato che la distanza, di poche decine di metri, dal reef alla nostra poppa rimane costante.

Alle prime luci lo spettacolo è poco piacevole: il cielo è scuro, piove, la laguna è di colore marrone e vediamo gli scogli minacciosi poche decine di metri dietro di noi. Il colpo di vento violento da nord ovest dura circa un’ora, poi il vento inizia a girare più a nord e, dato che a nord siamo più riparati, le onde diminuiscono e la vita a bordo diventa più confortevole.

La pioggia intensa e le raffiche continuano fino a mezzogiorno, poi lentamente il vento cala fino ad una strana calma totale. Alla radio continuano a dire che il maltempo non è finito, ma qui le cose sembrano mettersi bene e finalmente ci rilassiamo un po’. Sono caduti 200 mm di pioggia in poche ore e noi abbiamo fatto il pieno d’acqua.

Martedì

Anche se radio Polinesia continuano i messaggi di allarme, qui non c’è vento, il cielo è nuvoloso ma il tempo sembra migliorare. Facciamo un giro con il gommone attorno al motu. Questo posto è per noi il più bello di Bora Bora e grazie alle nere rocce che arrivano a picco sulla laguna non c’è stata ancora la possibilità di costruirci alcun hotel. Ci sono solo un paio di capanne di pescatori e a parte qualche passaggio di motoscafi o moto d’acqua il posto è tranquillissimo.

Mercoledì

Il tempo si è rimesso. Andiamo con il nostro potente fuoribordo (2Cv) fino a Vaitape per fare un po’ di spesa di cose fresche. All’ancora davanti al paese c’è una grande nave scuola giapponese e il paese è invaso da ragazzi del sol levante. Sono ovunque, tutti con la loro macchina fotografica e noleggiano tutto quello che gli capita a tiro, biciclette, scooter, auto, pulmini, ecc.. Carichi di cose fresche torniamo in barca e ci spostiamo nel primo ancoraggio dietro il motu Toopua, che visto come sono andate le cose era più riparato di dove ci siamo spostati.

Giovedì

Pensavamo di lasciare la Polinesia, ma visto la depressione appena passata la stagione dei cicloni non è ancora terminata (l’acqua è ancora calda) decidiamo di aspettare qualche settimana qui a Bora Bora prima di ricominciare a navigare verso ovest. Così resteremo in questo bel ancoraggio a fare un po’ di lavori e manutenzioni alla barca. Oggi ripariamo l’olimpico, che ha una tasca porta-stecca scucita e la cappottina che ha bisogno di qualche rinforzo.

Nel pomeriggio andiamo all’inseguimento con il gommone di due piroghe cariche di turisti. E’ già da qualche giorno che abbiamo notato che si fermano tutte nell’angolo sud ovest della laguna e siamo curiosi di vedere cosa c’è di interessante. Così attraversiamo la limpida “piscina” che ci separa dal reef fino a raggiungere le due barche ancorate. All’inizio non capiamo, sono tutti a mollo in un metro d’acqua e lanciano grida più di divertimento che di paura. Ma cosa c’è in acqua? Ci mettiamo le pinne e la maschera e andiamo a vedere. Che spettacolo!!!

Il fondo sabbioso è completamente tappezzato di razze, alcune grosse più di un metro, che scivolano una sull’altra per raggiungere un tipo che gli da’ dei pezzi di pesce da mangiare. Sono assolutamente indifferenti alle gambe dei presenti e passando le strisciano, ecco spiegati gli urletti. Viste da vicino sono strane, hanno la bocca nella parte inferiore e si apre come un taglio netto, gli occhi sono invece nella parte superiore e sporgono come delle palle da ping pong.

Noi non ci sentiamo tanto a nostro agio in mezzo a queste “sogliolone” che hanno una spina velenosa nella coda che usano quando si sentono in pericolo. Comunque superate le prime incertezze anche noi iniziamo ad accarezzarle. Hanno la pelle liscia e non sembrano essere infastidite.

Appena le due barche se ne vanno, dopo aver capito che noi non abbiamo niente da mangiare le razze ci lasciano e ce ne torniamo soddisfatti in barca.

Venerdì

Continuiamo la ricostruzione della tasca porta stecca. E’ un lavoro noiosissimo e anche faticoso, dato che con l’ago bisogna passare attraverso diversi strati di tessuto pesante, tutte le volte bisogna aiutarsi con le pinze.

Finiamo finalmente alle 4 e andiamo a pescare nelle teste di corallo a pochi metri da dove siamo ancorati. Oggi l’acqua è stranamente calda e torbida e anche se non è piacevole, pescare è più facile dato che i pesci non ti vedono. Ogni tanto Lorenzo ha un faccia a faccia con uno squalo dalla pinna bianca che risiede da quelle parti e data la scarsa visibilità entrambi si spaventano e scappano.

Sabato

Giornata con cielo sereno e sole caldissimo.Qualche lavoretto in barca e poi nel pomeriggio si và a pesca per procurarci la cena. Essendo questo ancoraggio attaccato alla passe il pesce è abbondante anche se spaventato dato che i polinesiani sono dei pescatori accaniti.