Maupiti e partenza per Suvaroff

Settimana 98 – dal 11/04/99 al 17/04/99

Domenica

La cappa di nuvole basse permane per tutta la mattina, senza un alito di vento, poi le nuvole si dissolvono e viene fuori una splendida giornata. Partiamo domani! Oltre la mancanza di vento quello che ci fa desistere è la presenza di un’onda lunga da sud, che rende la passe di Maupiti, che chiaramente è esposta a sud, piuttosto pericolosa.

La passe di Maupiti è mitica tra i “navigatori” per la sua difficoltà e pericolosità e ad aggravare le cose l’anno scorso un traghettino che fa la spola tra Bora Bora e Maupiti è finito sui coralli e i 14 occupanti sono tutti morti.

L’onda è annunciata in diminuzione e speriamo che domani non ci dia troppo fastidio. Lorenzo va a pescare, trascinandosi un bacinella in cui ripone i pesci pescati, mentre Annalisa sistema il lavandino del bagno che perdeva. Al tramonto c’è una luce bellissima e ne approfittiamo per “immortalare” l’ultimo tramonto a Bora Bora

Lunedì

Sveglia alle 5 per poter arrivare a Maupiti al mezzogiorno, quando la corrente nella passe dovrebbe essere minima. Lo spettacolo che ci godiamo uscendo dalla passe di Bora Bora è unico. Il sole sta facendo capolino dietro il picco di Bora Bora e gli effetti di luce sono unici.

Il mare è liscio come l’olio e non c’è un filo di vento la facciamo tutta a motore. Arrivati a poche miglia dalla passe incominciamo ad essere un po’ tesi.

La passe non si vede e al suo posto ci sono soltanto dei grossi frangenti bianchi, che da bravi frangenti, frangono sulla barriera corallina. Il primo impulso è quello di girare e tornare indietro! Poi rileggendo per la 10 volta la  guida ci riassicuriamo, dice infatti che l’ingresso è stretto e si vede solo a poche centinaia di metri.

Ci fidiamo e incoscientemente ci dirigiamo verso la barriera. La guida ha ragione e quando ci siamo davanti si vedono i paletti di allineamento e quelli  che delimitano la stretta entrata.

Mettiamo il motore quasi al massimo ed entriamo. La corrente contraria è forte, con punte di 4 nodi, ed il passaggio è quindi piuttosto lento, il che ci permette di sbirciare i coralli che sfilano lentamente a pochi metri da noi. Comunque tutto fila liscio e una volta dentro ci si para uno spettacolo che ci ripaga dei brutti 10 minuti.

L’acqua della laguna è calma ed azzurra, la sabbia dei motu bianchissima e ci sembra di essere tornati alle Tuamotu. Percorriamo incantati il percorso che passando davanti al villaggio ci porta all’ancoraggio.

Maupiti è stato investito lo scorso anno da un ciclone e ancora ne porta i segni. La maggioranza delle palme sono state spazzate vie o private delle loro foglie ed il 90% delle case sono state distrutte, insieme con il tetto del campanile della chiesa.

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Andiamo a fare un giro nel villaggio e c’è una strana atmosfera; le case sono state ricostruite, solo che sono tutte uguali e sono un po’ fredde. I giardini risentono ancora della “spazzolata” e gli alberi, specialmente quelli del pane, sono tutti spelacchiati. Comunque la gente è tutta sorridente ed in pieno relax.

Gli uomini giocano a bocce nella piazzetta di terra battuta, le donne sono sedute fuori casa a chiacchierare ed i numerosi bambini scorazzano in bicicletta e si tirano l’acqua vicino alla fontana. Ci colpisce un’usanza comune. In quasi tutte le case, in giardino davanti all’ingresso, ci sono le tombe dei familiari deceduti.

Martedì

Giornata splendida con 5-10 nodi da sud est. L’intenzione era quella di andare di buon ora a fare un giro di perlustrazione intorno all’isola.

In realtà ci blocca il nostro vicino di ancoraggio che viene a fare la nostra conoscenza. E’ un simpatico americano che vive a bordo di un bel catamarano insieme a due bambini avuti da una ragazza polinesiana da cui è ora separato.

Nonostante l’ostilità delle autorità francesi, avendo due figli nati qua, è riuscito ad avere il permesso di soggiorno ed ora lavora facendo un po’ di charter e facendo l’architetto. Ora sta lavorando nella costruzione di un paio di pensioni sui motu distrutte dal ciclone.

Dopo la piacevole chiacchierata, armati di fucile, telecamera e macchina fotografica partiamo in esplorazione della laguna. La giornata è bellissima, con poco vento e bellissimi colori. Da una parte abbiamo i motu con i soliti ciuffi di palme da cocco verdi, dall’altra il picco selvaggio del vulcano che ha creato l’isola.

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Navigando lentamente con il gommone ci sorge una domanda filosofica: chissà come fanno a crescere le palme anche sulla cima del picco? Qualcuno gliele avrà piantate oppure alcune noci di cocco sono state sparate lassù da un ciclone!

La laguna di Maupiti è in molti punti parzialmente insabbiata, il che non facilita la navigazione all’interno, ma crea degli spettacolari sfumature di bianco e azzurro. Purtroppo il fondale è stato distrutto dal ciclone ed è pieno di coralli morti con pochissimi pesci.

Anche sui motu esterni i segni del ciclone sono evidenti e sono molti resti di case ancora da ricostruire. Torniamo in barca all’una bruciati dal sole cocente e dal riflesso della bianca laguna. Domani partiamo. Passiamo il pomeriggio a sonnecchiare e a goderci il panorama.

Mercoledì

L’ora consigliata per uscire è mezzogiorno, quando la corrente è minima, ma noi alle 9 siamo già pronti ci lasciamo prendere dalla smania e partiamo.

Usciamo con il motore al massimo e con 5 nodi di corrente alla velocità di più di 11 nodi. La sorpresa ce l’abbiamo appena fuori, quando su un fondale di 10 metri la corrente si scontra con l’onda lunga delle burrasche del sud. Dal nulla si formano delle onde ripide che sono dei piccoli muri di acqua.

Per fortuna siamo a tutta velocità ed abbiamo abbastanza energia per sfondarle, comunque ce la vediamo veramente brutta. Se ci traversiamo finiamo sui coralli in pochi secondi. Appena il fondale si abbassa, l’onda termina e un po’ scossi possiamo metterci in rotta per Suvaroff. Il cielo è sereno, il vento debol da est e c’è la solita onda lunga da sud che ci fa rollare e rende la navigazione non troppo confortevole.

Giovedì

Notte tranquilla con cielo stellatissimo. Il vento rinforza un poco e navighiamo bene. Passiamo davanti ad un atollo disabitato chiamato Motu One che è circondato da migliaia di uccelli schiamazzanti.

Ci viene la tentazione di fermarci, ma non ha la passe e bisognerebbe ancorarsi all’esterno. Ci rinunciamo.

Venerdì

Sole in mattinata con qualche groppo non troppo fastidioso. Il vento cala e facciamo qualche ora a motore. Si balla da morire a causa della grossa onda da nord. Anche i nostri amici americani di Ariel che sono arrivati a Rarotonga si lamentano perché il porticciolo è aperto a nord e stanno malissimo.

Anche la passe di Suvaroff è esposta a nord! Abbiamo un po’ mal di mare e già non vediamo l’ora di arrivare. Abbiamo perso l’abitudine a navigare!

Sabato

La stagione dei cicloni è ufficialmente finita due settimane fa, ma chissà se i cicloni lo sanno, così prendiamo i meteofax 2 volte al giorno sempre con un po’ di apprensione. Ci sentiamo anche per radio con Gigi, che ha l’Immarsat Standard C (un ricevitore satellitare) e ci passa gli avvisi che gli arrivano.

E’ tutto tranquillo! La giornata di navigazione è noiosa, con colpi di vento e calme. Andiamo a motore tutta la notte.