dal 13/12/98 al 19/12/98
Settimana 81
Ritorno a Papeete di Lorenzo
Domenica
Lungo volo da Bologna a Papeete. Annalisa tornerà il 26 Dicembre.
Lunedì
Con un grosso sospiro all’alba, durante l’atterraggio all’aeroporto di Papeete, vedo la nostra barca tranquilla dove l’avevamo lasciata.
La prima cosa che si nota arrivando a Tahiti dall’inverno europeo sono i colori. Da noi è tutto grigio qui è pieno di verde, il cielo è azzurro e l’aria è profumata dalle migliaia di fiori che crescono d’ovunque. Arrivato in barca, dopo aver constatato che tutto è in ordine, faccio un bel bagno nella calda acqua della laguna poi esausto me ne vado a dormire.
Martedì
A causa della differenza di fuso mi sveglio alle 3 di notte ed inizio a mettere un poco d’ordine in barca.
Alle 6 in piena attività, si ferma a salutarmi Gil, a cui avevamo lasciato “in custodia” la barca, e mi conferma che il tempo è stato calmo e tranquillo. Purtroppo però, prendendo il meteofax del mattino ed ascoltando la radio di Tahiti, vengo a sapere che c’è una depressione tropicale in avvicinamento e sono previsti forti piogge e venti di 35 nodi da nord ovest.
Purtroppo questa direzione è la più critica per l’ancoraggio in cui siamo, però il corpo morto è forte e 35 nodi non sono poi tanti e quindi rimango qui. Sulle barche dei francesi residenti si incomincia a notare delle attività di preparazione alla burrasca. Compaiono in coperta delle grosse ancore con mucchi di catene e cime, si tolgono i tendalini, si bloccano i generatori eolici e si legano tutti gli ammennicoli che potrebbero prendere il volo con il forte vento.
Il problema è che potenzialmente, in questa stagione, una depressione tropicale può facilmente trasformarsi in ciclone e quindi conviene prepararsi per tempo.
Mercoledì
Le prime avvisaglie della depressione si fanno sentire: il cielo diventa scuro con densi nuvoloni carichi di pioggia. Nel pomeriggio inizia un vero e proprio diluvio. La pioggia cade con un’intensità incredibile senza mai smettere.
Giovedì
Piove a dirotto tutta la notte e incominciano a farsi sentire i colpi di vento. Alla radio hanno detto che la depressione si è intensificata e hanno attivato lo stato d’allerta. Passo la giornata solo in barca ascoltando la radio e facendo dei piccoli lavoretti per passare il tempo.
Venerdì
Alle 4 mi sveglio a causa del vento che ha aumentato notevolmente, ora saremo su 40-45 nodi e venendo da nord ovest solleva una bella onda nonostante il reef sia a meno di un chilometro. Metto la testa fuori per vedere la situazione e subito mi accorgo che c’è qualcosa che non va’.
La barca che era ormeggiata di fianco a noi non è più al suo posto. Prendo il binocolo e subito scopro che è arenata sul reef davanti ai bungalow dell’hotel. Con la poca luce che c’è sembra di vedere che la barca, in acciaio, è ancora a galla.
La cosa non mi mette certo di buon umore e faccio un giro, nonostante la pioggia battente a controllare che le cime del corpo morto siano a posto. La radio intanto annuncia i primi danni: la passe di Papeete è bloccata, le forti piogge hanno causato lo straripamento dei fiumi e la distruzione di parecchie case ai margini dei torrenti e di un paio di ponti, la circolazione stradale di Tahiti è bloccata, mancano sia la luce che l’acqua. Purtroppo ci sono anche un paio di vittime.
All’alba sotto una luce spettrale e la pioggia sempre fitta noto che la laguna è diventata di colore marrone ed è completamente piena di detriti portati dai torrenti in piena. Insieme a Gil e a degli altri francesi andiamo a cercare di recuperare la barca che ha rotto gli ormeggi. I proprietari della barca sono in Francia, ma per fortuna uno ha le chiavi, quindi riusciamo a mettere in moto il motore a disincagliarci e ad ancorare in mezzo alla baia. A parte qualche graffio la barca non si è fatta niente!
Per radio danno la notizia di una barca a vela che tentando di uscire dal porto di Papeete è finita sul reef. I furboni sono dei tedeschi che hanno preso una barca a noleggio per un paio di settimane e non volendosi perdere neanche un giorno di crociera, pensavano di uscire in mare con un tempo del genere.
Per loro fortuna in mare non ci sono neanche arrivati, dato che essendo la laguna piena di detriti galleggianti, hanno preso una cima nell’elica e si sono arenati nei reef di fianco alla passe. Hanno messo in acqua il gommone per salvarsi ma si sono dimenticati la chiavetta dell’antifurto del fuoribordo, così dopo essere andati alla deriva per qualche minuto sono stati trainati da una barca locale.
Sabato
Continuano la pioggia ed i colpi di vento violenti, ma sembra che lentamente il centro della depressione stia spostandosi.
In mattinata mi passa a trovare Thomas, un ragazzo norvegese che dopo 3 giorni d’isolamento in barca, è disposto a sfidare il maltempo pur di fare due chiacchiere.
Nel pomeriggio iniziano ad alternarsi le prime schiarite, così io e Thomas decidiamo di andare a fare un giro a Papeete per vedere com’è la situazione. Le strade che vengono giù dalle vallate sono piene di detriti e di fango e le case costruite ai bordi dei fiumi non esistono più. La passe di Papeete è appena stata riaperta e assistiamo al traino della povera barca da charter finita sul reef. Verso sera il tempo inizia lievemente a migliorare ed essendo il vento girato a nord in barca riesco a dormire un po’ meglio.