Settimana 97 – dal 04/04/99 al 10/04/99
Domenica
Raggiungiamo il Va Pensiero ai corpi morti davanti all’hotel Vahine. Gigi ha organizzato il pranzo di Pasqua da Tomà, un simpatico polinesiano che con la sua famiglia abita in un motu qui vicino.
Ci aggreghiamo volentieri, dato che la moglie di Toma è un’ottima cuoca e prepara delle specialità polinesiane cotte alla vecchia maniera nel forno sottoterra. Il forno polinesiano non è altro che un buco riempito di pietre vulcaniche su cui, dopo averle arroventate, viene adagiato il cibo avvolto in foglie di banano. Il tutto viene poi coperto con dei sacchi di juta, e con la sabbia.
L’apertura del forno è sempre un momento speciale e Toma una volta scoperchiato, ne estrae un cosciotto di agnello, un pesce palla, il “pan cocò” e una teglia con un intruglio arancione gelatinoso.L’intruglio, il Poe Poe, è fatto con la zucca e viene servito a cucchiaiate immerso nel latte di cocco.
Per noi è un dolce, ma i polinesiani, che non amano il sale ma lo zucchero, lo usano come contorno al pesce. Poi ci sono i granchi, che sono a detta di tutti il piatto forte. Sono stati bolliti, “scoperchiati” e riempiti di una salsina di origini incerte. Sono deliziosi!
Dimenticavamo di dire che la tavola imbandita da Tomà e sua moglie era in acqua e si stava seduti con le gambe a mollo, all’ombra delle palme. Finita l’abbuffata, ci alziamo da tavola lasciando il posto e più della metà del cibo, data la tipica abbondanza polinesiana, ai figli e nipoti di Tomà che come da tradizione hanno aspettato che gli ospiti finissero.
Per smaltire andiamo tutti a cercare conchiglie sulla barriera dalla parte dell’oceano.
Lunedì
Il Va Pensiero ci lascia, vanno a Bora Bora, noi invece rimaniamo e ne approfittiamo per rifare la rete porta frutta sul roll bar, copiandola spudoratamente da quella di Gigi.
Il tempo è brutto e i corpi morti sono esposti al vento e si balla.
Martedì
Ritorniamo ad Uturoa e con nostra meraviglia scopriamo che le bombole del gas sono arrivate. Non ci resta che andare a Bora Bora a fare le pratiche d’uscita e partire.
Mercoledì
Tempo orrendo con violenti groppi e piogge diluviali. Rimaniamo alla boa del marina municipale a sbrigare un po’ di corrispondenza. Nel pomeriggio esce un raggio di sole che crea una splendida luce.
Giovedì
Partiamo per Bora Bora con poco vento di bolina. Siamo molto carichi, tra l’acqua il gasolio e le provviste e andiamo piano. La vista di Bora Bora arrivando dall’oceano ci incanta ancora. Ormai è la terza volta che ci andiamo ma ci lascia ancora a bocca aperta.
Ci ancoriamo al nostro solito posto, subito dopo la passe.
Venerdì
Di buon ora andiamo a Vaitape con il gommone. Oggi dobbiamo fare le pratiche di uscita e riscuotere la cauzione pagata 6 mesi fa a Papeete. Il nostro visto è scaduto da qualche settimana, ma il gendarme di Bora Bora non se ne accorge, così evitiamo delle storie e di pagare altri 60 $ in marche da bollo.
In banca ci ridanno indietro i nostri soldi, solo che non hanno più franchi francesi e ce li danno in franchi polinesiani. La cassiera ci consiglia di farceli cambiare dalle altre banche, ma non tutti in una volta, altrimenti non ce li cambiano. Passiamo la mattina girando tra le banche, ma riusciamo a cambiare tutti i soldi.
Dopo nove mesi siamo ufficialmente fuori dalla Polinesia francese e data la rigidità delle sue regole tiriamo un sospiro di sollievo. In effetti per partire ci tocca aspettare il vento e poi comunque ci fermiamo, da clandestini a Maupiti.
Torniamo in barca a continuare i preparativi per la partenza. Dopo parecchi mesi che non facciamo navigazioni impegnative, controlliamo l’albero e tutta l’attrezzatura.
Sabato
Niente vento. Ci sono parecchie barche che come noi stanno aspettando il vento e nessuna si azzarda a partire. Andiamo ancora a Vaitape a spedire le poste e a spendere gli ultimi soldi polinesiani.
Tornati in barca continuiamo i preparativi per la partenza che potrebbero continuare all’infinito, speriamo che arrivi il vento. Domani partiamo! Per convincerci
laviamo il gommone, lo sgonfiamo e lo stiviamo.