Lavori di manutenzione straordinaria e partenza per Sri Lanka

Settimana 140

dal 30/01/00 al 05/02/00

Domenica

Di prima mattina subito la prima difficoltà.

Il cavo tagliato tende a strefolarsi e non entra dentro i fori dei connettori. Proviamo con del nastro adesivo, ma senza successo. Dopo averci pensato a lungo sotto il sole cocente, arriviamo alla conclusione che l’unico modo è di darci un punto di saldatura per tenere insieme i fili di acciaio e poi appuntire l’estremità con una mola.

Oggi è domenica, è tutto chiuso quindi siamo bloccati. Mettiamo da parte il rollafiocco e iniziamo a montare il secondo strallo. C’è da montare una placca di acciaio a 70 cm dalla testa d’albero su cui poi si aggancerà il martelletto del secondo strallo.

La piastra va montata all’interno del profilo e bisogna fare un grosso foro da 30 mm. Purtroppo non abbiamo una fresa per fare il foro e siamo costretti a fare tanti piccoli fori lungo la circonferenza del grosso foro e poi limare. Come se non bastasse bisogna anche fare una feritoia ed inserirci la nuova puleggia per la drizza. Il tutto appesi a 12 metri di altezza sotto un sole che spacca le pietre.

A mezzogiorno ci concediamo una pausa, si va in piscina a fare l’idromassaggio per distendere i muscoli tesi dopo essere stati appesi per un paio d’ore sull’albero. Riprendiamo i lavori nel pomeriggio, con un’altra seduta di foratura in testa d’albero.

Neanche a dirlo che alla sera siamo distrutti!

Lunedì

Subito di corsa per risolvere il problema con lo strallo. Ci dividiamo, Lorenzo va a fare saldare la punta, mentre Annalisa va in ferramenta a fare acquisti.

Alle 9 siamo di ritorno in barca. Ora lo strallo entra senza problemi e possiamo continuare con l’assemblaggio del rollafiocco. Inserito tutto il profilo d’alluminio nello strallo montiamo il terminale Sta Lock , il tamburo e siamo pronti per montarlo. Nuova salita sull’albero e il rollafiocco è in posizione, ora dobbiamo finire di montare il secondo strallo. Il lavoro procede, ma lentamente dato che è difficile lavorare in testa d’albero e dopo un paio d’ore si è completamente esausti.

Martedì

Alle 7 Lorenzo è già sull’albero, per cercare di sfruttare le ore fresche.

Finalmente il secondo strallo è montato, però si rompe la rivettatrice e quindi siamo bloccati e non possiamo montare anche la puleggia. I problemi non sono finiti, ora lo strallo principale è troppo corto.

Con grossa fatica lo riusciamo a montare lo stesso, ma non va bene, il tamburo è troppo basso, da fastidio all’ancora e il tenditore è al limite. Dovremo farci fare uno snodo di prolunga in inox. Facciamo il disegno e ce lo faremo realizzare dall’officina di Ratanachai.

Alle 17 con l’alta marea, necessaria per non rimanere incagliati nel basso canale di uscita, lasciamo esausti il marina e ci ancoriamo davanti a Rang Hya dove si rolla maledettamente.

Mercoledì

All’alba siamo già in movimento. Abbiamo appuntamento per le 9 al cantiere che dista 10 miglia. Arriviamo in perfetto orario e ci infiliamo nella camera pronti per montare su uno speciale carrello ed essere trascinati fuori dall’acqua su per lo scivolo. L’acqua è di un colore e con un odore indescrivibile e due poveretti del cantiere sono costretti ad immergersi ed a sistemare i puntelli sullo scafo.

Intanto il capo cantiere recita le preghiere propiziatorie affinché gli dei venerino sulla buona riuscita dell’operazione. C’è un apposito altarino davanti al quale è inginocchiato il capo cantiere che dopo la preghiera accende i bastoncini di incenso e da inizio alle operazioni. Un potente argano tira il carrello, che scorre su rotaie simili a quelle dei treni e in pochi minuti ci troviamo fuori dall’acqua.

L’attività è subito frenetica. Lorenzo smonta l’elica (versandoci sopra dell’acqua bollente per farla dilatare e staccare dal cono dell’albero), poi l’albero.

Con questo e con il nuovo, che deve essere lavorato, andiamo in officina. L’operaio non parla inglese, la ragazza che fa l’interprete non c’è ma lui è esperto e a gesti capisce subito cosa deve fare, d’altronde la cosa è semplice, deve solo copiare il vecchio.

Ci consegneranno il nuovo albero nel pomeriggio. Per ingannare il tempo ci facciamo prestare una rivettatrice e Lorenzo sale per l’ultima volta, speriamo, per terminare l’installazione della puleggia della drizza.

Dall’alto è un vero spettacolo, un brulicare di persone che si agitano intorno alle giunche cinesi, alle barche da pesca e agli yacht.

Ci consegnano il nuovo asse dell’elica alle 18, sembra fatto bene e lo montiamo senza particolari problemi. Alle 20 abbiamo finito e sollevati ce ne andiamo a dormire.

Giovedì

Siamo pronti per andare in acqua, ma prima c’è da ringraziare gli dei e scacciare gli spiriti maligni. Per scacciare gli spiriti bisogna spaventarli per mezzo di una lunga striscia di petardi appesi alla prua che vengono fatti scoppiare mentre la barca scivola in acqua.

I lavori sono terminati e ci sentiamo leggeri e sollevati.

Ma gli spiriti maligni non se ne sono andati!

Dopo poche centinaia di metri, all’uscita del canale pieno di schifezze suona l’allarme della temperatura del motore. Spegniamo subito e da una veloce verifica capiamo il motivo.

La pompa dell’acqua fuma, evidentemente abbiamo risucchiato un sacchetto di plastica che ha bloccato l’afflusso dell’acqua e causato la probabile fusione della girante.

Siamo all’uscita del canale è c’è traffico di barche da pesca che entrano ed escono. Per fortuna c’è vento, apriamo il genoa e ci togliamo dai pasticci. Mentre navighiamo Lorenzo smonta la pompa e la girante, cambiata la settimana scorsa, è completamente fusa.

Siamo demoralizzati, stanchi e indecisi se ancorarci subito o tentare di arrivare a vela ad Ao Chalong. Optiamo per la seconda soluzione, per evitare di rimanere bloccati in un posto fuori dal mondo. Il vento ci assiste e alle 14 gettiamo l’ancora ad Ao Chalong, compiendo il nostro primo ancoraggio a vela tra le barche.

Dato che il motore non funziona non utilizziamo l’ancora primaria con la catena (dato che poi serve il salpancore elettrico che senza motore acceso scaricherebbe completamente le batterie), ma la Fortress con 15 metri di catena e la cima di nylon. Accantoniamo il problema della pompa, ormai è tardi ci penseremo domani, e al volo affittiamo uno scooter e andiamo dal velaio a fare accorciare il fiocco olimpico per il nuovo strallo.

Cena al Suda Bar e poi a letto stanchi e demoralizzati.

Venerdì

Alle 8 siamo già da Ratanachai con la nostra pompa gravemente ammalata.

All’officina sono gentilissimi, forse si sentono in colpa per non aver saputo scacciare gli spiriti maligni, ed il capo officina ci affida due operai un cinese ed un tailandese. I due iniziano ad armeggiare, la girante non esce e solo con le cattive maniere (facendo leva con due grossi cacciaviti) riescono ad estrarla.

Poi il cinese estrae un set di minuscole limette e con un lavoro certosino riesce a sistemare i piccoli danni fatti nell’estrazione. Ora però la nuova girante non vuole sapere di entrare nell’albero, che evidentemente si è rovinato. Disassemblano la pompa completamente e il cinese con le sue limette riesce a sistemare il tutto.

Ci assiste il nostro angelo custode, Chow, la ragazza che ci fa da interprete con il cinese ed i l tailandese. Riescono a rimontare il tutto prima di mezzogiorno e siamo fortunati, oggi pomeriggio è festa dato che domani è il capodanno cinese, e abbiamo rischiato di rimanere bloccati fino a lunedì.

Tornando verso Ao Chalong ci fermiamo in una falegnameria, abbiamo intenzione di rifare il pavimento, o meglio di ricoprirlo con listarelle di teak. Il prezzo che ci fa è buono e ci accordiamo per acquistarne una sessantina che ci consegnerà domani. Faremo poi il lavoro alle Maldive o alle Chagos quando avremo tempo.

La giornata frenetica continua, Ad Ao Chalong facciamo le pratiche di uscita, dato che domani gli uffici sono chiusi e poi torniamo in barca. Qui abbiamo una bella sorpresa: la barca non è più al suo posto, ma spostata di un centinaio di metri. Ci mettiamo poco a capire che abbiamo arato, ieri non avendo il motore non abbiamo tirato l’ancora ed evidentemente questa non è penetrata sufficientemente nella sabbia.

Evidentemente gli spiriti maligni ci stanno addosso !

Montiamo la pompa, svuotiamo il tubo dai residui della girante e poi incrociamo le dita e accendiamo il motore. Funziona! Il timore era di avere danneggiato la guarnizione della testa durante il surriscaldamento, ma il motore va bene e non c’è segno di acqua nell’olio (sintomo tipico della guarnizione danneggiata).

Issiamo l’ancora e prendiamo un corpo morto così siamo sicuri di non arare. Poi via di corsa a ritirare la vela dal velaio, dove arriviamo proprio mentre sta chiudendo. Lasciamo la vela da Suda e per terminare la giornata rilassante andiamo a fare la spesa al supermercato. Domani lasceremo la Thailandia alla volta dello Sri Lanka.

Passando davanti al tempio di Wat Chalong vediamo una marea di gente in festa, bancarelle, luci e ovunque risuonano dei gran scoppi di petardi, quelli per scacciare gli spiriti maligni.

Non resistiamo, parcheggiamo e ci inoltriamo nella festa. Sembra una nostra festa paesana, solo che tra le bancarelle ci sono anche i templi con i fedeli che pregano e fanno le loro offerte. Anche le bancarelle gastronomiche sono leggermente diverse, qui vendono spiedini di pollo rosso piccantissimi (cosparsi di polvere di peperoncino), bambù ripieni di una poltiglia di cui non osiamo immaginare.

Poi c’è un carretto con una pentola di olio bollente e montagne di insetti fritti: dalle larve di farfalle notturne a dei grossi scarafaggi. Vengono serviti in cartocci di carta come da noi si vendono le caldarroste. Anche i thailandesi li guardano sospettosi, e solo i più coraggiosi si avventurano nell’assaggio. Noi optiamo per un tradizionale pollo arrosto, poi andiamo al supermercato.

Stracarichi come due muli in scooter torniamo ad AoChalong, carichiamo tutto sul gommone e finalmente raggiungiamo la nostra casa. Siamo stravolti lasciamo tutto in pozzetto e andiamo a dormire.

Sabato

Un bel respiro per raccogliere le ultime energie rimaste e alle 8 siamo già in movimento.

Passiamo a salutare Sara e Neil di Margherita e a prendere in prestito alcune carte delle Maldive che dobbiamo fotocopiare. Speriamo di trovare qualche negozio aperto, contiamo sugli indiani o sui tailandesi che non festeggiano il capodanno cinese. La città di Phuket è a riposo, i negozi sono quasi tutti chiusi, ma riusciamo a trovare una fotocopisteria aperta, dove due ragazze musulmane ci fanno le copie.

Passiamo ad acquistare la frutta e la verdura fresca al mercato e poi ci fermiamo alla falegnameria a ritirare i listelli di teak.

Grandissima fregatura! Non solo il legno che ci ha preparato non è teak ma le
listarelle sono state ricavate da tavole segate nella parte esterna del tronco,
vicino alla corteccia, e la qualità del legno è veramente povera.

Ci arrabbiamo ma purtroppo abbiamo pagato la caparra e il disonesto falegname si rifiuta di riconoscere la cattiva qualità del materiale. Non abbiamo tempo per andare alla polizia, e tra l’altro non siamo neanche regolari, dato che ufficialmente siamo usciti ieri dalla Tailandia. Dopo averlo diffamato e maledetto ce ne andiamo e gli lasciamo l’anticipo ed il suo legno schifoso.

L’umore è sotto i piedi,siamo stanchi morti demoralizzati e ci aspettano un migliaio di miglia di oceano.

Tornando in barca ci fermiamo a salutare Alain e Minhiti, lui svizzero lei vietnamita che ci invitano a bordo di Nouvelle Vie il loro bel catamarano di 13 metri. Gli raccontiamo un po’ delle nostre vicissitudini e finiamo per essere invitati a pranzo. Minhiti ci prepara un ottimo piatto vietnamita a base di tagliolini di riso, quelli trasparenti, polpette di carne, insalata mista il tutto condito da una salsa di limone piccante

Ci voleva proprio il fare due chiacchiere con amici per rilassarci, trovare l’energia e lo spirito per partire. Purtroppo siamo costretti, fra quindici giorni abbiamo appuntamento con Dino e Daniela a Sri Lanka e non possiamo rischiare di arrivare in ritardo.

Tra l’altro il monsone di nord est si è affievolito e speriamo di avere vento.

Solo alle 16 ritorniamo in barca dove c’è un casino pazzesco, la spesa da stivare, la verdura da lavare. Per fortuna il mare è calmo, non c’è un filo di vento e sistemeremo uscendo dal golfo di Ao Chalong.

Alle 17 molliamo il corpo morto e lasciamo la Thailandia senza rimpianti. Andiamo a motore fino all’uscita del golfo poi sfruttando la brezza di terra facciamo vela verso il rosso tramonto. Siamo stanchissimi e al calare della notte accendiamo il radar e ce ne andiamo a dormire.