Settimana 168
dal 13/08/00 al 19/08/00
Domenica
Baia di Baramahamay Nosy Iranja
Giornata splendida. Con la scusa di procurarci il pasto, andiamo in giro in gommone per l’ampia baia con la traina.Il paesaggio sui lati della baia è veramente gratificante: spiagge dorate con ciuffi di palme decorana la riva della baia. Le capanne dei villaggi alle pendici della collina sembrano un presepe. Ce ne torniamo in barca senza aver pescato nulla “Dovremo dar fondo a qualche riserva di pesce in barattolo!”.
In questa zona i locali sono abituati a turisti sulle barche da charter e alle banconote distribuite facilmente. Non arrivano curiosi nel tentativo di un barattare il pesce fresco con qualche oggetto proveniente da oltreoceano.
Il pomeriggio lo dedichiamo ai lavori di manutenzione e pulizia. Annalisa unisce l’attività fisica in acqua con la pulizia della linea d’acqua della barca. Lorenzo con tanta pazienza ripara il lucchetto della tagliola di ingresso cercando di ricostruire il dentino di bloccaggio usurato. Il fai da te continua con il taglio di capelli reciproco. Il lavoro di Annalisa è facilitato da un nuovissimo taglia capelli. “Oh Oh Taglia proprio bene” dice Annalisa imbarazzata quando una bella ciocca di capelli cade a terra. Alla passata successive fa più attenzione e lo scalino iniziale non si vede quasi più.
Lunedi
Russian Bay
“Andiamo alla festa di compleanno di Falcon?”. “Si dai andiamo alla festa, è un’occasione anche per incontrare gli equipaggi delle altre barche che conosciamo.” Falcon è il figlio oggi dodicenne degli armatori di BeauSolei, nato in barca non ha mai vissuto sulla terra ferma. Falcon è un ragazzino sereno e allegro molto socievole con tutti. Gli piace la vita che sta facendo e non desidera cambiare. Usciamo dalla baia con l’intenzione di fermarci per un bagnetto nell’isola a 5 miglia dalla baia Nosy Iranja dove una pittoresca lingua di sabbia congiunge una isoletta a quella principale. Siamo diretti a Russian Bay. Percorriamo 20ml tutte a motore con lo svago di osservare le lunghe spiagge dorate che sfilano sotto i nostri occhi.
Arriviamo all’ora di pranzo. “Oh Oh il party deve essere ora non questa sera come pensavamo”. “Siamo in ritardo, che figuraccia!” C’è il Pot Luck (ognuno porta qualcosa), bbq sulla spiaggia, pallavolo nell’acqua,fuochi d’artificio e infine l’apertura dei regali. Passiamo un pomeriggio veramente divertente. Chiacchieriamo con due ragazzi di Milano ospiti su una barca a vela con bandiera del Sudafrica. Non sono stati molto fortunati sino ad ora. Hanno iniziato la loro vacanza nel posto più turistico di Nosy Be e inoltre il brutto tempo ha impedito loro di visitare le bellissime isolette di Ramada, le poche con l’acqua limpida. Fa piacere parlare la propria lingua e avere notizie dell’Italia. La nostalgia scompare quando si lamentano della vita di Milano. Salutiamo tutti, domani ci spostiamo non vogliamo stare troppo tempo in posti molto frequentati senza avere i documenti di ingresso nel paese.<\p>
Martedi
Russian bay
Abbiamo la mattina a disposizione prima che arrivi la brezza del pomeriggio che ci spingerà a nord. Ne approfittiamo per salire su una delle colline che circondano la baia così da avere una visuale completa. Dall’alto si rivela una delle più belle baie che abbiamo visto. “Deve essere stata una bella tentazione per i militari russi nascondersi qui”. La leggenda racconta che nel 1905 l’equipaggio di una nave militare russa che combatteva la guerra Russa-giapponese si ammutina attratti oltre che dalla bellezza del posto anche dal fascino delle ragazze del Madagascar. Il posto e costruzioni in rovina si possono ancora vedere
Scendiamo dalla collina. “Ma cosa diavolo stanno facendo quelli li?” A prua di una barca a vela in acciaio accalcati sul pulpito ci sono una decina di persone decina di persone. Delle taniche e il gommone pieno d’acqua sono legate al musone di prua. Ci urlano “Ehi abbiamo bisogno del vostro peso” Con tutto quello che abbiamo mangiato ieri di peso ne abbiamo messo su. Ci uniamo al gruppo di persone a prua. Un uomo da poppa urla “Ok cosi ce la faccio” “L’ho detto che il nostro peso era determinante!” dico ridendo “ma che cosa stiamo facendo esattamente?” Chiedo. Ci viene spiegato che la barca a vela ha un problema al timone e l’armatore sta cercando di fare una piccola saldatura. Con tutto quel peso a prua la barca ha alzato la poppa facendo uscire dall’acqua il punto con l’avaria.
Ritorniamo in barca dando un passaggio a Laura e Jimmy di Possibility, una delle poche barche a vela più piccola della nostra, 25 piedi poco più di 8 metri. La giovane coppia è partita dall’Australia e dopo un anno eccoli qui con l’intenzione di andare in Brasile passando per il temuto Sudafrica.
Bhe è ora di andare. Una leggera brezza ci spinge dolcemente verso Sakatia. Navighiamo con mare piatto, sole, condizioni ideali e piacevoli anche se la velocità non è certo da record. Arriviamo al tramonto, proprio quando le colline gialle e verdi di Nosy Be si colorano di rosso.
Mercoledi
Dobbiamo navigare per quasi 40 miglia per arrivare a Mitsio, meglio partire la mattina presto anche se non c’è vento. Sole, mare calmo. Il vento arriva quando mancano ormai solo 10 miglia da Mitsi. Nulla abbocca alla nostra esca, anzi perdiamo il nostro costosissimo Rapala comprato da poco a Mayotte. Pensiamo che siano i branchi di king fish, un pesce tra l’altro buonissimo. Si dice che quando uno di loro viene catturato dall’amo, gli altro mordono tutto ciò che vedono tranciando il più delle volte la lenza. Il filo di naylon infatti è tranciato e rosicchiato in più punti.
Arriviamo a Mitsio al tramonto. L’isola ci sembra sempre più bella. La lunga spiaggia con le colline dorate dalle secche sterpaglie. Poco dopo il nostro arrivo butta l’ancora nella baia Acquarius la barca a vela dei due simpatici francesi che abbiamo conosciuto proprio qui.
Giovedi
Il clima qui è diverso da quello di Nosy Be. Qui c’è vento e sole. “Volete una capra?” ci chiedono due ragazzi che si avvicinano alla barca. “Viva o morta?” La trattativa si conclude barattando 6 capi di vestiario per una capra, appuntamento domani alle 8 per lo scambio. Siamo molto titubanti per il timore di cosa ci troveremo domani. “E po come facciamo a cucinare una capra?”
Invitiamo a cena i nostri vicini di barca Acquarius. Mariell e Juan hanno loro ospiti sulla barca Acquarius due coppie di Voiles sans frontières. La cena è una occasione per chiedere informazioni sull’associazione. Collegata a Médecins sans frontières è una organizzazione umanitaria che fornisce materiale sanitario e scolastico ai villaggi facendolo recapitare alle barche a vela che viaggiano in posti remoti chiedendo. Michel, il fondatore dopo aver girovagato per il mondo su un catamarano ha sentito l’esigenza di fare qualcosa per quel mondo. E così nacque l’idea. Molte le aziende disponibili a offrire il materiale e molte le barche ben felici di dare uno scopo umanitario al loro girovagare. L’attuale missione consiste nel consegnare a Stefano a Nosy Komba pannelli solari e quanto necessario per portare l’elettricità alla scuola. Il futuro obiettivo di Michel è quello costruire una barca ambulatorio con studio dentistico, possibilità di piccoli interventi. Ci accordiamo per andare domani con loro a visitare il villaggio e vedere come il materiale è stato impiegato.
Venerdi
Alle 8, puntuali arrivano i 2 tizi della capra li vediamo arrivare sulle loro canoe. La malcapitata sarà al contrario di quanto temevamo ieri già pronta per essere buttata in pentola. La mettiamo in un recipiente immersa nel vino e con gli aromi. Poi scendiamo a terra per l’appuntamento con i nostri amici francesi. Ci dirigiamo di buon passo all’interno. Il paesaggio è proprio arido , sterpaglie secche e piante spinose. La nostra guida Zaccaria ci dice “con la stagione delle piogge tutto cambia però è da due anni che non piove”. L’acqua è un grosso problema per gli abitanti dell’isola. C’è un pozzo da cui attingono l’acqua puzzolente e salmastra, ma secondo loro non inquinata.
Dopo un ora e mezza arriviamo al villaggio. Troviamo l’infermiere nella piccola capanna adibita a dispensario. Vedendoci arrivare, assume l’aspetto “professionale”: indossa un camice bianco e un berrettino con visiera dello stesso colore. La capanna pulita e ordinata contiene un letto alto per le partorienti, un armadio in legno, uno scaffale con qualche barattolo di pillole e, unico oggetto “tecnologico” un imponente frigorifero. “Funziona?” La curiosità sorge spontanea. “Costa troppo per farlo funzionare un litro di petrolio al giorno sono 3000 franchi” La spesa può sembrare irrisoria mezzo dollaro ma per loro è moltissimo.
Poi Michel inizia a strappare di bocca al timido infermiere informazioni sul funzionamento del primitivo ambulatorio. L’infermiere è dipendente statale e riceve dallo stato l’equivalente di 70$ al mese. I farmaci li deve acquistare dallo stato e poi li rivende ai pazienti. Gli importi dei medicinali non sono alti, ma questo è un deterrente per gli ammalati e non si fanno visitare. “Sono poveri è vero, ma per funerali e matrimoni spendono cifre assurde” si lamenta l’infermiere e continua “per le medicine non vogliono spendere soldi e preferiscono affidarsi alla sorte”. Michel ci spiega che è un problema comune a molti posti: la sanità viene pretesa gratuitamente e spesso gli operatori non ricevono neppure un grazie. L’approvvigionamento dei medicinali è lasciato alla buona volontà dell’infermiere che deve recarsi alla “Gran terra” per ritirarle. Ci confessa che poi rimane qualche giorno sull’isola principale così sta un pò con la sua famiglia che vive li. Insomma tra i medicinali che mancano o costano e l’infermiere che spesso non c’è i 700 abitanti spesso si tengono i propri dolori.
La scuola poco distante non è in situazione migliore, l’ insegnante è spesso latitante e il materiale didattico carente. Delusi e tristi ce ne torniamo in barca
Sera. Facciamo 2 chiacchiere con un gruppo di 13 persone di “Avventure nel mondo” , si spostano con una piccola barca priva malconcia e di notte dormono in tenda in spiaggia. Si percepisce tensione nel gruppo.
Sabato
Nosy Mitsio
Cielo sereno vento da Est
Lavoro del giorno: verniciare la bombola del gas. “Un lavoretto al giorno toglie il disastro di torno!” Faccciamo il lavoro in spiaggia per evitare di spargere schegge di ruggine sulla barca. Con tanta pazienza sotto il sole cocente la bombola viene raschiata e spazzolata Quando siamo stufi, facciamo un giretto al vicino villaggio. Le donne sono radunate all’ombra di un gigantesco albero. Mi colpisce una ragazzina che allatta il suo piccolo a gesti riesco a farmi dire la sua età: 16 anni. Età precoce per fare la mamma, ma molto comune. Una donna ha anche dieci figli e sono i fratelli che il più delle volte accudiscono i più piccoli della famiglia. Quando la piccola si addormenta la ragazza riprende ad intrecciare una stuoia. Le stuoie di pandano vengono usate per molti scopi. Ci si mangia sopra, è una stuoia per dormire o ci si avvolgono gli oggetti o il cibo. Un altra ragazza è intenta a grattare il cocco. poi c’è chi cuce, chi si occupa del pollame che scorazza dove non deve e intanto chiacchierano cercando di coinvolgermi, ma non capisco nulla di quello che dicono così ridiamo. Arriva una ragazza con una enorme Spider conch, la conchiglia a sette dita, me la offre. Più tardi le porterò qualcosa in cambio.
Lorenzo ha terminato l’odioso lavoro e ora chiacchiera con Zaccaria, il ragazzo che ieri ci ha accompagnato al villaggio, dall’altra parte dell’isola. Zaccaria è un pescatore di squali. Ha sospeso il lavoro perchè c’è luna piena e quindi marea e corrente più del solito, il che rende il suo lavoro più pericoloso. Domani però uscirà a gettare le reti e il giorno successivo andrà a raccoglierle nella speranza di pescare un bel numero di squali. Ci racconta che il pesce viene essiccato al sole e venduto alle isole Comore. I maggiori guadagni però si hanno dalla vendita delle pinne al mercato cinese. I cinesi pagano cifre molto alte per le pinne di squalo attribuendogli poteri afrodisiaci. Ci promette una bocca di squalo come souvenir che ci porterà nel pomeriggio.
Per pranzo abbiamo ancora la capra. Decidiamo di cuocerla al BBQ sulla spiaggia. Il sapore si rivela molto buono, ma i nostri denti sono messi a dura prova. Il fuoco è una occasione anche per eliminare i nostri rifiuti, ma prima che potessimo provvedere un gruppo di ragazzini arrivati dal vicino villaggio si avvicina e ci chiede “Pubel?” Immondizia? indicando il sacchetto di plastica. Non facciamo in tempo a dare un cenno di risposta che il più veloce del gruppo ci strappa il sacchetto di mano e si allontana. Vediamo il gruppetto contendersi il misero contenuto. Dei fogli di carta scritti e qualche barattolo, non molto di più. Economia circolare?
Pel l’ aperò (l’aperitivo) siamo ospiti su Bubble Hull, altra barca a vela giramondo. Chicchieriamo con i ragazzi di Voiles sans Frontieres e ci scambiamo gli indirizzi dato che domani partono. Con gli armatori della piccola barca invece ci diamo appuntamento alle Seychelles fra qualche settimana.