dal 22/02/98 al 28/02/98
Settimana 39
Los Testigos e Margherita
Domenica
Spendiamo gli ultimi soldi locali (TT$) al supermarket poi passiamo da Don e Gloria, Neozelandesi di Quando, che hanno due copie delle carte delle San Blas e ce ne danno una copia.
Verso le 16 leviamo l’ancora e percorsa tutta la grande baia di Chaguarama ci avviamo ad uscire in mare aperto. Il vento è forte e il mare è grosso. Ci siamo dimenticati un piccolo oblò aperto e chiaramente appena usciti un onda rompe sulla tuga e riversa una bella secchiata d’acqua sulla cuccetta.
Lunedì
Notte di navigazione tranquilla. Avvistiamo Los Testigos al sorgere del sole e alle 8 gettiamo l’ancora in una baia con l’acqua azzurra e limpida. È un bel posto e soddisfatti e stanchi ce ne andiamo a dormire. Nel pomeriggio il vento aumenta e ci spostiamo più vicini al reef, dove le onde sono meno formate e si rolla di meno. Si sta molto meglio.
Martedì
Andiamo a terra in esplorazione. Parte dell’isola è un’ immensa duna di sabbia bianca e a causa del forte vento si ha un fenomeno stranissimo: una cascata di sabbia tra i cactus!
Ci arrampichiamo su per la cascata, sprofondando nella sabbia soffice e bollente fino al polpaccio, è talmente bianca che sembra neve, solo il caldo soffocante ci riporta alla realtà. Con il fiato grosso raggiungiamo la cima (un centinaio di metri) e dall’alto ci godiamo lo spettacolo fantastico dall’altro lato della duna.
Una lunga spiaggia deserta disseminata di tronchi secchi portati dalle burrasche. Sul bagnasciuga frangono grossi cavalloni spumeggianti. Gli unici abitanti di questo paradiso sono centinaia di granchi che “pascolano” sulla spiaggia e scappano velocissimi quando ci vedono.
È sicuramente il posto più bello che abbiamo visto dalla nostra partenza! Fa molto caldo e dato che il sole è ormai a picco torniamo e andiamo a fare una visita al piccolo villaggio.
Sulla spiaggia davanti al villaggio troviamo un’altro spettacolo: i pescatori hanno catturato due grandi mante che ora sono legate con un corda ad un albero e giacciono morte sul bagnasciuga.
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Sono dei pesci maestosi e proviamo un po’pena per la loro triste sorte. Chiediamo ad un pescatore se ha del pesce da vendere, dopo pochi minuti ritorna con un grosso dentice. Quando chiediamo il prezzo ci fa un sorriso e ci dice in spagnolo qualcosa tipo ” A Testigos un pesce non si nega a nessuno”, poi se ne va a macellare le due povere mante. Con un affilatissimo machete inizia a tagliare le ali.
Immediatamente il mare si tinge di rosso ed il cielo si riempie di fregate in attesa di scroccare il pranzo. Ogni volta che i pescatori gettano qualcosa in mare c’è una lotta selvaggia tra gli uccelli ed il vincitore è poi costretto a fuggire con il boccone nel becco.
Dato che il mare è diventato rosso (il sangue attira gli squali) non ci azzardiamo a fare il bagno, ma decidiamo di andare a cuocerci il nostro pesce al barbecue. Troviamo un angolino all’ombra vicino alla cascata di sabbia facciamo un bel fuoco e ci gustiamo degli ottimi spiedini di dentice. Da consigliare questo ottimo ristorantino con vista sulla baia in cui riposa il nostro Walkabout. Veramente una bella giornata!
Mercoledì
Dopo colazione ci spostiamo di un paio di miglia e ci ancoriamo davanti alla casa di ChonChon. ChonChon è il capostipite di una numerosa famiglia di pescatori ed è diventato famoso tra i navigatori italiani per la sua grande ospitalità.
Si è scelto un bel posto per vivere! Un isoletta di sabbia bianca unita all’isola principale da un reef che crea dei bellissimi effetti di colore nell’acqua. Davanti alla spiaggia ci sono ancorati due piccoli pescherecci. L’acqua è talmente limpida che riusciamo a vedere chiaramente l’ancora che si appoggia sul fondo.
A Trinidad avevamo acquistato delle assi di teak per costruirci delle piccole librerie, un porta-spezie e un porta-binocolo e così ora ci diamo all’ebanisteria.
Dato il bel panorama il lavoro non ci pesa, anzi lo troviamo un piacevole passatempo e con il seghetto alternativo tagliamo tutti i pezzi necessari. Verso le 13 sentiamo chiamare dall’esterno, usciamo: è un pescatore con una bella cernia in mano. Ce la offre e chiede se abbiamo delle sigarette. Non fumando gli offriamo una birra. Si chiama Pablo ed ha una gran voglia di parlare. è di Margherita e dato che qui il mare è pescosissimo, viene a fare delle campagne di pesca di 5-6 mesi.
Una volta alla settimana una barca più grossa passa a ritirare il pescato e poi lo va a vendere in Martinica. Sereno ci racconta che la vita per loro è molto dura; mesi in mare lontani dalla famiglia su delle piccole barche in un mare che può essere molto pericoloso. Sia il padre sia il fratello sono morti dispersi in mare, ma lui ne parla senza tristezza, con il fatalismo tipico delle genti sudamericane. Il suo capitano con un fischio lo richiama. Pablo è il cuoco di bordo e deve andare a cucinare: riso con pesce condito con maionese, questo è il loro menù di tutti i giorni.
Andiamo a fare un giro sott’acqua e constatiamo che la baietta pullula di pesci per niente intimoriti dalla nostra presenza. Grossi branchi di tonnetti sciamano via, mentre i coralli sono circondati da pesci dai mille colori. Ma davvero domani dobbiamo partire? Non ne abbiamo voglia ma arrivano degli amici a Margherita.
Verso il tramonto mentre Lorenzo cucina la cernia lo stesso pescatore che ieri ci ha dato il dentice ne ha un’altro in mano e avvicinando ci chiede se lo vogliamo. Abbiamo ancora la metà di quello di ieri e la cernia in padella; lo ringraziamo lo stesso. E’ incredibile l’ospitalità di questa gente e ci spiace non aver tempo di stringere amicizia. Cena con tranci di cernia con salsa d’arancia; è talmente buona che vi diamo la ricetta.
Ingredienti:
Tranci di cernia (oppure qualsiasi altro pesce con carne bianca delicata, probabilmente ottima anche la coda di rospo), 40g di burro 40g di farina, dado da brodo latte (noi usiamo quello in polvere) 2 arance.
Infarinare i tranci e cuocerli in una padella antiaderente con un po’ di burro.
Per la salsa far sciogliere il burro a fuoco lento, unire la farina e il dado mescolando. Poi aggiungere il latte fino a fare una besciamella compatta. Quindi aggiungere mescolando il succo di due arance e colare la salsa nella padella con tranci.
Giovedì
Sveglia alle 6 e a malincuore lasciamo questo paradiso. Dopo un’ora, a dimostrazione della pescosità di queste acque, con l’esca che ieri ci ha fatto Pablo peschiamo un bel KingFish di una decina di chili. Ci mettiamo un ora a macellarlo e riempiamo il frigo con i tranci.
Nel primo pomeriggio, a poche miglia da Margherita ci becchiamo anche un’eclisse di sole quasi totale (95%). Fa un po’ impressione, l’aria diventa fresca e sembra di essere al crepuscolo.
C’è un’atmosfera strana e inquietante forse anche perché ci sono dei bassi fondi pericolosi approcciando l’isola. Arriviamo sani e salvi all’ancoraggio e subito gonfiamo il gommone e andiamo a fare un giro in città. Dal mare è orribile, grandi palazzoni sul litorale frutto di un’urbanizzazione selvaggia, l’acqua è torbida e le spiagge piccole e sporche. E pensare che c’è della gente che ci viene in vacanza!
La città è strana, ci sono case lussuose insieme alle baracche e per strada circolano a tutta velocità dei grossi macchinoni americani.Ogni tanto s’incontrano dei tipi loschi e per strada i taxisti, oltre a chiedere se serve un taxi, ti chiedono anche se vuoi della cocaina. Troviamo Vemasca, un grosso negozio di forniture nautiche, che si prende cura anche di esplicare le complicate pratiche di ingresso. Ha anche la connessione a internet. Uao!!!
Venerdì
Margherita è famosa tra il popolo dei naviganti per i prezzi bassi dei generi alimentari e dei liquori (è duty free). Alle 9.30 c’è il bus di un grosso supermercato che ci viene a prendere e ci porta fuori città a fare acquisti. Dobbiamo riempire la barca in vista del Pacifico (dove quel poco che c’è, è carissimo) e così acquistiamo cinque grossi scatoloni di scatolette varie. Tornati in barca troviamo due zaini nel pozzetto. Con un giorno di anticipo sono arrivati Luca e Gabriella. Siamo entrambi curiosi di avere notizie reciproche e così finiamo di chiacchierare solo quando ci cade la testa dal sonno.
Sabato
Altro giro al supermercato. Nel pomeriggio Luca, che è un mago della pesca (lo chiamano Sampan) con la canna prende una decina di pescetti e la sera Gabriella, dopo averli pazientemente deliscati prepara un sugo delizioso.