Settimana 120
dal 12/09/99 al 18/09/99
Domenica
Ci aspettano 1400 miglia per Darwin, così prima di partire diamo una controllata in testa d’albero, all’elica e sistemiamo la barca per la lunga navigazione.
Usciamo dal grande atollo nel pomeriggio, dopo aver percorso le 17 miglia che separano Pananumara alla passe Decna Teau. Di fianco alla passe ci sono tre splendide isolette disabitate e per un attimo la tentazione di fermarci prevale, poi realisticamente rinunciamo, non abbiamo la carta e la luce è bassa e negli occhi … e poi dobbiamo andare.
Una volta in oceano prendiamo i ritmi delle lunghe navigazioni, iniziamo un nuovo libro, dormiamo, e ci annoiamo. Per fortuna il tempo è bello, il vento e’ al gran lasco, il mare e’ maneggevole e facciamo ben 7 nodi, aiutati anche da un po’ di corrente.
Lunedì
Il vento è diminuito e ha girato in poppa, andiamo per un po’ a farfalla con randa e genoa, poi ci decidiamo a mettere lo spinnaker. Va molto meglio, si và più veloci e la barca è più stabile.
Martedì
Questa notte il vento ha rinforzato parecchio, abbiamo dovuto prendere due mani alla randa e mettere l’olimpico. Il mare si è ingrossato con onde ripide. La navigazione non e’ per niente confortevole, viaggiamo velocissimi.
Mercoledì
Al punto del mattino, scopriamo che abbiamo battuto il nostro record delle miglia percorse in 24 ore: 158.
Questo ci risolleva un po’ il morale, dato che siamo già stufi e mancano ancora un sacco di miglia e di giorni! Il cielo è cosparso di nuvoloni neri isolati, che però non infieriscono, passano senza alterare il vento e senza pioggia.
Nel pomeriggio una grossa sula, dopo aver volteggiato su di noi per più di mezz’ora prova ad atterrare sui pannelli solari. I pannelli sono scivolosi, la barca rolla e la poveretta, dopo essersi beccata una palettata dal generatore eolico, scivola e si và ad incastrare tra i tiranti del roll-bar.
Ci fa un’enorme pena e ci guarda con gli occhi supplichevoli. Si lascia liberare senza opporre la minima resistenza. Non ha subito danni e appena libera vola via rinunciando ad altri tentativi per un riposino.
Giovedì
Questa notte abbiamo incrociato la rotta delle navi che dal Giappone, Corea, ecc vanno in Australia, e il radar, puntualmente ha suonato annunciando la loro presenza. Per altro tutte le navi sembrano averci visto e modificato la loro rotta per non passarci troppo vicino.
In mattinata, Lorenzo alzando gli occhi dall’ennesimo libro urla:
“C’è un aereo che vola bassissimo su di noi e sembra volerci attaccare”
In effetti ci passa a poche decine di metri dall’albero, lasciandoci abbastanza sconcertati. Sulla fiancata in rosso “Custom” sono i doganieri australiani.
Ci contattano per radio chiedendoci i nostri dati personali. Sono gentili e professionali e dopo avergli comunicato il nome della barca, il numero di immatricolazione, il numero di persone a bordo, il porto di provenienza e quello di arrivo oltre al fatto che non abbiamo né morti né feriti a bordo,ci augurano buon viaggio e se ne vanno.
Certo che gli australiani prendono sul serio la salvaguardia del loro immenso territorio contro l’immigrazione clandestina ed i traffici illeciti! Un enorme branco di delfini ci dà il benvenuto nello Stretto di Torres. Sono centinaia e si danno il cambio a venire a giocare intorno alla nostra prua. Con le loro piroette e i loro salti contagiano gioia. Di delfini ne abbiamo visti tanti, ma ci emozioniamo sempre quando li vediamo e finiamo tutte le volte per riprenderli e fargli le foto!
Entrati nello stretto di Torres incominciamo a fare lo slalom per evitare i primi reef ed isolette. Prima dell’avvento del GPS Torres era considerata l’università della vela, in quanto a causa delle forti e volubili correnti, era molto difficile fare una navigazione stimata affidabile. Ora è tutto più semplice, si sa sempre esattamente dove si è (finché il gps va?!).
Il vento è forte e la corrente pure, viaggiamo costantemente a 8 nodi e le miglia diminuiscono ad una velocità per noi inusuale, ma molto piacevole
Alle 15 il cielo è cupo, siamo stanchi e decidiamo di fermarci per la notte. Ci ancoriamo dietro Rennel Island, che è un piccolo isolotto ricoperto di palme, circondato da una fascia di barriera corallina. Da lontano non sembrava offrire molta protezione, ma una volta vicini l’ancoraggio non è male. Ci ancoriamo vicino a due barche da pesca ai gamberi. I pescatori salpano al tramonto. Ci salutano assonnati e tristi, gli aspetta una notte di vento forte, e se ne vanno a tirare le reti nel dedalo di reef e secche che è lo Stretto di Torres.
Stasera si festeggia con la pizza e poi subito a letto, siamo stanchissimi
Venerdì
Lasciamo Rennel Island alle 6.45 dopo una splendida dormita.
C’è il sole e alla traina abbocca anche un bel marlin, solo che ci attardiamo troppo per fargli le riprese con la telecamera e dopo l’ennesimo salto riesce a liberarsi. La cosa non ci dispiace più di tanto, aveva una spada che faceva paura e sicuramente non deve essere facile issarlo a bordo e farlo stare calmo in pozzetto.
Subito dopo prendiamo un tonno. Questa volta non ci attardiamo a tirarlo a bordo (il tonno è meno fotogenico del marlin!) e dopo un paio d’ore è trasformato in ottimo “tonno sott’olio” in barattolini di vetro. La navigazione procede veloce e piacevole. L’alternarsi di isolette è molto più interessante della monotonia dell’oceano.
Anche il temuto passaggio a nord di Thursday Island, si rivela più facile del previsto. E’ abbastanza largo, non ci sono navi e la corrente a favore di 3 nodi lo fa percorrere in un battibaleno.
Addio Oceano Pacifico!
Torres, per noi che veniamo da est, è la porta verso l’Oceano Indiano e uno splendido tramonto colora la nostalgia di questo addio (o arrivederci!).
Negli ultimi mesi è stato duro con noi, ma ci ha anche regalato 15 fantastici mesi di isole da sogno e popolazioni ospitali, bellissimi ricordi che rimarranno indelebili nella nostra memoria.
E’ incredibile, ma appena usciamo da Torres il clima cambia e il forte vento umido ed il mare arrabbiato della fine del Pacifico occidentale, lasciano spazio ad un bel venticello secco e ad un mare gentile e confortevole.
Facciamo subito rotta un po’ più a sud di quella diretta, per toglierci dai piedi le navi, e poi ci rilassiamo e sollevati riprendiamo la solita routine dei turni notturni.
Sabato
Alle prime luci dell’alba la conferma del cambio di clima e ambiente è evidentissima. Sembra di navigare in Adriatico, il fondale è di 30-40 metri, l’acqua verdognola, onde corte ma piccole e caldo, ma non tropicale.
E’ l’aria secca del vicino deserto australiano che oltre a essere estremamente secca è anche piena di particelle che creano una specie di foschia. La navigazione procede un po’ a rilento, specialmente confrontata con gli ultimi giorni di vento e corrente forte.
Dobbiamo arrivare a Darwin prima del weekend (per non incorrere nella maggiorazione delle spese per fare le pratiche di ingresso) e così mettiamo lo spinnaker per andare più veloci. Un altro enorme branco di delfini ci viene a fare compagnia, questi sono più grossi ma comunque giocherelloni. Siamo sereni e tranquilli, anche se non vediamo l’ora di arrivare. Il vento gira verso sud e rinforza, togliamo lo spi appena in tempo.
Per la notte tiriamo su l’olimpico e la randa con una mano, facciamo 6 nodi costanti. Speriamo che duri!