Settimana 123
dal 03/10/99 al 09/10/99
Domenica
Dovrebbe essere una giornata di riposo prima della partenza, invece passa tutta in pulizie, stivaggi e lavoretti.
Lunedì
Alle 8 siamo già davanti al rivenditore dell’Autohelm. Finalmente il pezzo è arrivato, possiamo partire!
Torniamo di corsa in barca ad avvisare per radio il Custom che vogliamo fare le pratiche d’uscita. Compriamo di corsa altre due taniche da 20 litri per il gasolio, abbiamo sentito che tutte le barche in navigazione per l’Indonesia non hanno vento, quindi dobbiamo partire carichi.
Alle 10 siamo davanti all’ingresso di Culen Bay. Dal largo sta arrivando un altra barca, sembra avere la bandiera francese, poi guardiamo meglio: è italiana! Di barche italiane in giro ce ne sono pochissime quindi siamo piuttosto sorpresi. Prendiamo il binocolo per vedere chi sono. E’ la Barca Pulita di Carlo e Lizzi!
Non ci conosciamo ma ci facciamo lo stesso dei grandi saluti. Loro arrivano dall’Indonesia, dopo 10 giorni di traversata con pochissimo vento.
Questo marina ci porta sfortuna. Quando stiamo per attraccare alla banchina, Lorenzo ingrana la marcia indietro per frenare e questa non entra. Al pelo riusciamo ad evitare la collisione con la barca che ci sta davanti ed a riportarci lontano dalla banchina.
Dopo qualche minuto di sudori freddi (se ci si è rotto l’invertitore rimaniamo inchiodati qui per un altro mese!) scopriamo la causa del malfunzionamento. Qualche giorno fa abbiamo sostituito il cavo comando e non è regolato bene.
Ci attracchiamo al secondo tentativo. Siamo indecisi se provare a sistemare il problema qui e poi partire o tornare all’ancoraggio e sistemarlo con calma. Decidiamo di fare il lavoro all’ancoraggio, così abbiamo la possibilità di conoscere Carlo e Lizzi e di farci passare un po’ d’informazioni sulle nostre prossime mete. E’ 5 anni che girano per l’Oceano Indiano e lo conoscono molto bene.
Li invitiamo per un piatto di spaghetti con il pesto e Carlo ci ripaga con le preziosissime informazioni sugli ancoraggi in Indonesia, Malesia, Tailandia e Maldive.
Nel pomeriggio sistemiamo il cavo comando e facciamo l’ultimissimo giro in città per acquistare l’ultima frutta e verdura fresca.
Martedì
Finalmente di parte!
Ci presentiamo alla banchina di Culen Bay, il funzionario del Custom è gentile e le pratiche d’i uscita sono svolte velocemente.
Alle 11 stracarichi di gasolio senza un filo di vento e sotto un sole micidiale dirigiamo la prua verso Ashmore reef, che si trova a 500 miglia in direzione di Timor.
Mercoledì
Passiamo la notte a vela alla folle velocità di 1-2 nodi godendoci il silenzio e la pace dopo due settimane frenetiche in città.
Al mattino riaccendiamo il motore, il mare è letteralmente liscio come l’olio, fa quasi impressione. Sia l’alba sia il tramonto sono molto belli, una palla di fuoco su uno sfondo di cielo terso.
Proprio mentre la cena è pronta (riso allo zafferano) alla traina abbocca un bel carangide. E’ in ritardo, lo faremo domani per pranzo.
Giovedì
Dopo 24 ore ininterrotte di motore, si alza un po’ di vento. Andiamo di bolina a 3 nodi, ma è un enorme sollievo non sentire più il rumore. Verso sera il vento muore ed il mare ridiventa come l’olio.
Tramonto surreale, la solita palla rossa sospesa tra il cielo ed il mare azzurro grigio. Ammiriamo il paesaggio quando un lungo serpente (almeno 1,5 metri) ci viene incontro e sembra volersi invitare a cena. Per fortuna noi andiamo più forte e lo seminiamo.
I serpenti marini di solito sono molto velenosi, ma anche timidi e non aggressivi. Ad Ashmore reef sembra ce ne siano in abbondanza, speriamo che non si arrampichino su per la catena!
Venerdì
Passiamo la notte a vela, più che altro per dare un po’ di tregua alle orecchie e al motore, poi la mattina la leggerissima brezza muore e riprendiamo a motore.
Ogni tanto avvistiamo qualche delfino o tartaruga, ma sono tutti poco socievoli e non si avvicinano.
Ascoltiamo costantemente radio Australia per avere notizie della situazione a Timor. Sembra che la milizia indonesiana, dopo avere fatto strage delle popolazioni si stia ritirando e la situazione sta lentamente migliorando. In mare ci sono un sacco di navi militari e per noi non ci dovrebbero essere problemi.
Sabato
“C’è una barca” comunica Lorenzo all’alba.
“Ha delle strane vele, forse è di pescatori indonesiani”
Come ci avviciniamo la barca, con le vele blu fatte con il tessuto per fare i sacchi, prende a seguirci. Noi siamo a motore e loro faticano a starci dietro. Forse vogliono solo salutarci, oppure si sono persi, ma con tutte le storie di pirati cerchiamo di tenerci a distanza di sicurezza. Ci diranno poi che in queste acque gli australiani permettono la pesca solo alle barche indonesiane tradizionali senza motore. Queste barche navigano solo con l’ausilio della bussola e spesso a causa delle bonacce e delle correnti capricciose si perdono. Così quando vedono uno yacth lo seguono sapendo che se va verso nord è diretto ad Asmore Reef.