Suvaroff, un atollo tutto per noi

Settimana 99 – dal 18/04/99 al 24/04/99

Domenica

Siamo stanchi. Si rolla e non siamo più abituati. I groppi minacciosi a volte portano dei colpi di vento violenti, altre semplicemente qualche goccia di pioggia senza vento. Ci tocca stare sempre all’erta e la cosa non è molto rilassante.

Lunedì

Speravamo di arrivare oggi, ma negli ultimi giorni siamo andati piano e quindi arriveremo domani. Ci tocca rallentare, per evitare di arrivare nei pressi dell’atollo di notte. La pressione è alta ed il tempo è bello, anche il mare si è calmato.

Alle 19 ci mancano 27 miglia, ci mettiamo alla cappa, derivando a 2 nodi per 230°, cioè in direzione dell’atollo.

Martedì

Dormiamo poco sia per il rollio sia per la tensione di essere nelle vicinanze della terra.

Alle 2 dato che non si dorme, decidiamo di fare dei bordi di bolina, che è più confortevole che stare a sballottare fermi in mezzo al mare. Ci becchiamo anche un groppo con associato un colpo di vento violentissimo. Per fortuna eravamo con la trinchetta e tre mani di randa, e comunque per un attimo abbiamo pensato di dover ammainare anche queste poche vele. Poi il groppo è passato e ci ha lasciato inebetiti a ballare a due nodi.

Alle 5.30 inizia a fare luce, issiamo il fiocco e iniziamo a fare rotta verso la passe. Mancano 15 miglia e fra poco dovremmo avvistare le prime palme. Il cielo inizia ad animarsi con centinaia di uccelli molti sono curiosi e ci vengono ad osservare da vicino. Fanno delle vere e proprie picchiate verso di noi, come per spaventarci, poi quando capiscono che non ci spaventiamo, “frenano” e ci fanno i versacci.

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Alle 7 il mulinello inizia a “cantare”. E’ un pesce grosso perché nonostante la frizione al massimo il filo continua a svolgersi. E’ un marlin, lo vediamo saltare completamente fuori dall’acqua. Sembra molto arrabbiato e ci punta la spada minaccioso. Comunque riesce a svolgere tutto il filo e quando arriva alla fine con uno strattone rompe la girella e se ne và con un altro salto, con la spada verso il cielo e la cresta sul dorso completamente aperta.

Intanto si iniziano a vedere le palme delle isolette più a est e dato che il vento cala e siamo piuttosto stufi, facciamo le ultime miglia a motore. Alle 9 siamo davanti alla passe, che sembra larga e senza troppa corrente, ci sono un paio di reef su cui frange l’onda, quindi li evitiamo facilmente.

Entrati nella laguna giriamo titubanti intorno all’isolotto su cui abita il guardiano. Da quello che sappiamo non ci dovrebbe essere nessun ufficiale, (lasciano l’isola durante la stagione dei cicloni) ma ne abbiamo la certezza quando ci ancoriamo e nessuno si fa vivo.

Scrutiamo con il binocolo e la casetta ha un aria abbandonata, la spiaggia ed il giardino sono pieni di detriti e foglie di palma secche. Non c’è nessuno, e fa una certa sensazione essere soli su un isola a un migliaio di chilometri dal primo posto abitato!

E’ un piacere arrivare in un nuovo posto e non dovere fare le noiosissime pratiche di ingresso.

Festeggiamo il nostro arrivo con una bella pizza. “Un delfino!” urla Lorenzo mentre siamo a tavola.

Ma quando si avvicina scopriamo che è uno squalo, anzi due. Suvaroff è famosa per l’estrema abbondanza di squali e per la loro aggressività, ma anche per l’abbondanza di pesci e di uccelli. Andiamo a fare un timoroso giro di perlustrazione intorno alla barca e in effetti gli squali sono numerosissimi. Scandagliano il fondale con estrema metodicità e in pochi minuti ne contiamo una quindicina. Comunque non ci degnano di uno sguardo e dopo i primi minuti ci abituiamo e ci godiamo il bagno nell’acqua limpidissima e piena di pesci.

Mercoledì

Dopo gli appuntamenti radio con gli amici sparsi per il pacifico e dopo aver preso il meteofax, per essere sicuri che non ci sia in giro qualche ciclone ritardatario, partiamo in esplorazione dell’unico segno di presenza umana, la casa di Tom Neale.

Tom Neale era un medico neozelandese che a partire dagli anni 50 decise di andare a vivere solo su un isola deserta. Si costruì una capanna, coltivò un orto, allevo centinaia di galline e visse tranquillo a Suvaroff, a parte qualche ciclone, per quasi 15 anni.

La sua esperienza è narrata in uno splendido libro “An island for himself”. Tra i velisti giramondo era famoso perché, a partire da Bernard Moitessier, chiunque passasse da quelle parti gli portava rifornimenti e novità dal mondo esterno e riceveva in cambio una calda accoglienza in questo angolo di paradiso.

La casa è in buon ordine, e anche il giardino è abbastanza curato. Sul retro ci sono alcuni banani e un paio di alberi del pane e dato che i frutti sono maturi e nessuno li raccoglie ci serviamo. C’è anche una cisterna piena d’acqua e ne approfittiamo per riempire alcune taniche che useremo poi per fare la doccia.

I cocchi sono pieni di noci e usando un lungo rampino, ne tiriamo giù una quindicina di verdi, che useremo per bere come fossero delle bibite. Facciamo un bel fuoco per bruciare i nostri rifiuti, poi quando le zanzare si accorgono di noi e cominciano a farci la festa, abbandoniamo il campo e torniamo in barca.

E’ ora di procacciarci il pranzo, facciamo un giro in acqua intorno ad una testa di corallo affiorante. I pesci sono abbondantissimi e per niente spaventati, anche gli squali sono numerosi e pattugliano il reef con metodo.

La nostra tecnica per fare fessi gli squali è la seguente: nuotiamo con il gommone al traino e con le spalle alla testa di corallo fino a che non individuiamo il pesce di nostro gusto e della dimensione giusta. Quindi con un blitz velocissimo Lorenzo gli spara e come un fulmine salta sul gommone seguito da Annalisa che gli copre la fuga.

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La tecnica funziona e dal gommone vediamo due o tre pinne che girano agitate, sentendo l’odore del sangue senza però capire dov’è la sorgente dello stimolo.
La cena prevede delle deliziose cotolette di filetti di cernia.

Giovedì

Sveglia e come di routine parliamo alla radio con Gigi e prendiamo la cartina meteo. C’è una depressione che sta passando a sud, ma dalle nostre parti è tutto pulito e infatti il cielo è terso ed il sole caldo.

Poi andiamo a fare un giro sulla barriera per vedere di fare la festa a qualche aragosta. Troviamo in giro parecchi gusci di aragoste, ma di animali vivi neanche l’ombra. In compenso la vista delle onde che si frangono sulla barriera dorata è splendida.

Torniamo in barca a piedi. Andiamo quindi a fare un’altro tipo di caccia, sicuramente meno cruenta, cioè la caccia fotografica alle centinaia di uccelli che nidificano sulle isolette.

Sono principalmente sule e terne e inizialmente non sembrano gradire la nostra presenza, ci volano intorno schiamazzando, poi visto che non siamo pericolosi ritornano ai loro nidi e si limitano a tenerci d’occhio.

Ci divertiamo un mondo, e solo il sole a picco e cocente ci induce a ritornare in barca all’ombra. Nel pomeriggio ci peschiamo un’altra cernia e per cena ci facciamo i filetti di cernia con una salsa di asparagi (in scatola).

Venerdì

Sveglia all’alba per un tentativo più convinto di trovare le aragoste. Anche questo fallisce inesorabilmente comunque lo spuntare del sole con una alba tenue ci ripaga dell’alzataccia.

Il cielo è coperto ed il vento gira stranamente a nord ovest. E’ la depressione che sta passando sotto di noi che sta perturbando l’aliseo. Il cielo è grigio, l’aria è afosa e ci passa la voglia di fare qualsiasi cosa. Ce ne stiamo ad oziare tutto il giorno senza che nessuno ci dica niente! La cena prevede fettuccine fatte in barca con bocconcini di cernia e torta.

Sabato

Cielo ancora coperto con vento debole da nord ovest. In attesa che il sole sia alto ed il cielo si schiarisca, per potersi spostare nell’angolo nord est dell’atollo, andiamo a fare un altro giro a terra per prendere un altro po’ di banane e per fare il bucato.

Mentre Annalisa fa il bucato sulla spiaggia Lorenzo raccoglie e “sbuccia” con l’apposito attrezzo regalatoci da Tomà a Thaa, ben 23 noci di cocco verdi. Così pulite aprirle è comodo come aprire una bibita in lattina. Curiosando nella casa del custode, scopriamo un foglio con le tariffe di permanenza a Suvaroff.

Costa ben 30 $ al giorno ed è permesso restare solo 4 giorni senza potersi spostare dove vogliamo andare noi. L’angolo nord est è un vero paradiso è composto da sette isolette tra cui l’Isola degli Uccelli che ci hanno detto essere letteralmente piena di nidi e di uccelli.

Leviamo l’ancora furtivamente e dando continue occhiate verso la passe, sperando di non vedere la navetta con il custode, navigando a vista e facendo lo slalom fra le teste di corallo, raggiungiamo l’angolo nord est.

Non riusciamo a trovare un posto per ancorarci dato che il fondale è pieno di teste di corallo e dopo un paio di tentativi troviamo una lingua di sabbia con una profondità di 4 metri che però risale subito e se il vento gira a ovest finiamo insabbiati. Buttiamo un altra ancora per evitare di ruotare e poi ci godiamo il panorama.

Che pace!

La laguna è un lago ed il silenzio è rotto solo dagli schiamazzi degli uccelli sull’isola e dai tonfi dei barracuda o dei carangidi che letteralmente saltano fuori dall’acqua nella foga di cacciare le proprie prede. Mettiamo la testa sott’acqua e la vista è da mozzare il fiato. E’ senza dubbio il più bel fondale che abbiamo mai visto.

Ci sono delle teste di corallo formato da un solo corallo a forma di albero di natale che sembrano piantati in un fondo di sabbia bianca di dieci metri. Il corallo è perfetto e sembrano tante sculture colorate. I pesci sono numerosi e di dimensioni spropositate, ci passa vicino non curante una cernia di più di un metro!

Pescare qui è come fare la spesa al supermercato e dopo una breve discussione decidiamo di farci un paio di red snappers al barbeque. Anche qui gli squali sono numerosi e sempre all’erta, ma la nostra tecnica funziona e li lasciamo a bocca asciutta.

Anche di sera con la luna piena lo spettacolo è unico! L’acqua è talmente calma e trasparente che si vedono i pesci a dieci metri di profondità con la sola luce lunare. Non ci era mai capitato!