Settimana 92 – dal 28/02/99 al 06/03/99
Domenica
A parte il rollio la navigata notturna è piacevole e all’alba avvistiamo Huahine. Nonostante la nostra guida ne sconsigli l’entrata con venti da est, entriamo nella passe del lato orientale di Huahine. Anche qui troviamo che le boe di segnalazione sono state spazzate via dalla burrasca dei giorni scorsi, comunque l’entrata non ci pone particolare problemi.
Entrati nella barriera corallina, davanti a noi si apre un magnifico anfiteatro di colline verdi che racchiudono una grande baia completamente chiusa, probabilmente era una enorme caldera di un vulcano attivo qualche milione di anni fa. Si vedono pochissime case, in lontananza c’è una cascata e regna un silenzio che dona una bella sensazione di pace. Ci ancoriamo davanti al paesino e facciamo colazione con un sottofondo di canti polinesiani provenienti dalla vicina chiesetta.
Quando il sole è alto ci spostiamo, percorrendo un passaggio tra i reef, dietro il motu Murimarora nel lato sud est dell’isola. Pace e tranquillità regnano anche qui indisturbati. Da un lato c’è Huahine con i suoi verdi picchi e dall’altro la bassa isoletta piena di cocchi, in mezzo la laguna con tutte le sfumature di azzurro. Ci ancoriamo su un fondale di sabbia bianca con l’acqua calda e trasparente che invita al bagno Bellissimo tramonto con la luna che fa capolino tra le palme del motu.
Lunedì
Sole e bel tempo. Andiamo con il gommone ad esplorare il lungo motu.
Huahine è famosa per la sua produzione di cocomeri e meloni che vengono coltivati all’interno del motu Murimarora. Facciamo una bella passeggiata lungo la spiaggia bianca piena di alberi sradicati dall’ultimo ciclone, con le palme da un lato e la laguna dall’altra. All’interno, dietro le palme si vedono gli orti.
Arrivati vicino ad una baracca di lamiera ci viene incontro una ragazza con un bel bambino. E’ una marchesana che vive qui sola con suo figlio coltivando meloni e cocomeri. E’ gentilissima, ci mostra orgoglioso il suo orto e ci offre un paio di meloni. Ricambiamo regalandogli un vecchio machete. Nel pomeriggio gli uomini vanno a pesca, Monica si arrostisce al sole e Annalisa prepara un ottima torta.
Martedì
Facciamo il periplo dell’isola passando lungo la costa nord fino alla cittadina principale, Farè. Ci ancoriamo appena dentro la laguna, in un posto con forti correnti che fanno girare le barche ognuna in modo indipendente e siamo costretti a ripetere l’ancoraggio un paio di volte per evitare di andare a sbattere con altre barche. Il paese è carino e gli abitanti sembrano tutti contenti e rilassati.
Nel piccolo porticciolo ci sono un paio di barche da pesca appena rientrate ed i pescatori invitano le donne ad andare a comprare i tonni (bonito) suonando la classica conchiglia e urlando a pieni polmoni.
Mercoledì
Fatta la spesa lasciamo Fare per Baia Avae, che si trova nel sud di Huahine. Percorriamo il canale tra i reef, ma è ben segnalato quindi la navigazione è piacevole. Da un lato ci sfilano profonde baie e montagne piene di vegetazione lussureggiante dall’altro la lunga barriera corallina con tutte le sfumature dell’azzurro. Buttiamo l’ancora nell’ultima baia, dove la laguna si “insabbia” e diventa di un bianco accecante. Bellissimo! Serata stupenda con il cielo pieno di stelle.
Giovedì
Mattinata dedicata alla sostituzione dell’anodo dell’elica che avevamo perso durante un colpo di vento all’ancora ad Apataki. Si era perso anche il tappo che tiene il grasso all’interno dell’elica, quindi prima bisogna rimettere il grasso nell’elica e poi il tappo e quindi imbullonare l’anodo, il tutto in apnea.
Nel pomeriggio Annalisa, Mauro e Monica fanno una bellissima passeggiata girando intorno alla punta sud dell’isola alla ricerca di un marae (una piattaforma di pietra in cui gli antichi polinesiani facevano i loro riti). E’ una bella passeggiata, in parte lungo la strada in parte sulla spiaggia. Quando troviamo il marae rimaniamo delusi. E’ una piattaforma di pietroni e nient’altro; chissà che fatica che hanno fatto per trasportare le pietre.
Tornando veniamo attratti da un forte rombo. E’ un novello contadino polinesiano che prepara il suo campo con il lanciafiamme!
Venerdì
La serie di violenti groppi che ha scaricato acqua per tutta la notte non ha ancora finito, così anche la mattina non ci concede che pochi raggi di sole tra un temporale e l’altro. Ci spostiamo un po’ nella speranza di pescare qualcosa, ma la corrente è troppo forte e il tempo sembra deteriorarsi, quindi decidiamo di cercare un ancoraggio più riparato.
Ci infiliamo dentro la super-protetta baia Bourayne e ci ancoriamo in quasi 30 metri di profondità. La baia è molto suggestiva e c’è una strana atmosfera. Cielo nero con aria elettrica, l’acqua della baia sembra olio, non si vede un anima viva e c’è un profondo silenzio interrotto solo dai canti degli uccelli.
In fronte a noi ci sono i bungalow diroccati di quello che rimane di un lussuosissimo hotel, colpito e danneggiato irrimediabilmente da un ciclone l’anno passato.
La caratteristica dell’hotel era che i suoi bungalow era che erano tutti costruiti sugli alberi ed era frequentato dal jet-set internazionale, sembra che costassero 1000$ al giorno. Ora la natura sta riprendendo possesso della zona e in qualche anno probabilmente riuscirà a cancellare tutte le tracce.
Riusciamo ad andare a pescare, ma appena torniamo in barca inizia a piovere fortissimo in completa assenza di vento.
Sabato
Il tempo sembra essersi rimesso, quindi lasciamo la splendida baia di Bourayne, che con il sole sembra un lago di montagna, e ci dirigiamo verso la passe destinazione Raiatea. Il mare è incrociato, il vento non troppo forte, si rolla e la navigazione non troppo confortevole.
Entriamo nella passe di Raiatea poi ci dirigiamo verso Thaa dove ci ormeggiamo ad un corpo morto nella baia di Haamene. I corpi morti sono di una fondazione per la conservazione delle tartarughe, che però sembra più una scusa per attirare la gente nell’annesso ristorante ed hotel.
Le tartarughe ci sono, chiuse in un recinto di cemento e ci fanno un po’ pena.