Stretto di Messina ed Isole Eolie

dal 13/07/97 al 19/07/97

Settimana 7

Stretto di Messina ed Isole Eolie

Domenica

Nel tardo pomeriggio il vento si calma e siamo costretti a proseguire a motore per tutta la notte. Il mare è pieno di navi, per fortuna che abbiamo il radar, che ci evita estenuanti avvistamenti per capire se siamo in rotta di collisione.

Lunedì

Costeggiamo il sud della Calabria, (adesso sappiamo perché hanno chiamato Aspromonte i monti calabresi) e a mezzogiorno arriviamo a Reggio Calabria. Nella darsena riservata al diporto non c’e’ posto (la sera arriva il giro d’Italia a Vela) e dobbiamo ormeggiarci nel porto commerciale. Un vero schifo, fa un caldo infernale, l’acqua puzza e contiene ogni genere di schifezza si possa immaginare, inoltre ogni dieci minuti un aliscafo parte o arriva, passando dentro il porto a velocità molto sostenuta, sollevando delle grosse onde che sballottano le barche contro la banchina.

Martedì

Attendiamo i genitori di Annalisa (che arriveranno a notte fonda), a Reggio Calabria, e intanto ne approfittiamo per fare un giro in città a fare spese.

Mercoledì

Percorriamo lo stretto di Messina con la corrente a favore; fa una certa impressione vedere i gorghi che si formano in mezzo allo stretto a causa delle correnti.

In mezzo allo stretto assistiamo alla cattura di un grosso pesce spada con una tecnica molto particolare. C’è una barca con un’altissima torre ed una lunga passerella posta sulla prua. Sulla torre ci stanno due avvistatori che appena vedono il pesce spada urlano in una lingua incomprensibile la direzione da prendere, intanto sulla passerella prende posto una persona con un arpione ed è pronta a sparare al malcapitato pesce. Una volta arpionato, il pesce è seguito da una piccola barca a remi che si fa trainare dal pesce fino a che questo non muore.

Arriviamo a Milazzo verso le 7, senza aver pescato niente.

Giovedì

Facciamo rotta sul’isola di Vulcano, la prima delle isole Eolie.

Ci accoglie un forte puzzo di zolfo, infatti Vulcano è un vulcano attivo.

Vicino al porto c’è una pozza di fango sulfureo, in cui centinaia di persone si immergono. Anche noi non resistiamo alla tentazione e ci immergiamo anche se un po’ schifati; il liquido della pozza è caldo ed il fondo scotta. Ci sono decine di attempati turisti che si cospargono di fango sperando in risultati miracolosi. Dopo il bagno nella pozza ci si lava nella spiaggetta adiacente; qui il mare ribolle a causa di emissioni di gas dal fondo e la temperatura dell’acqua è sui trenta gradi. Ci vorranno almeno tre giorni per togliere dalla nostra pelle la puzza di zolfo.

Venerdì

Passiamo mezza giornata in una bella baietta di Vulcano poi ci trasferiamo a Lipari, qui gli “ormeggiatori” vogliono 20.000 lire per
farti ormeggiare in un porto pubblico, più altre 20.000 per fare rifornimento d’acqua.

Lipari è carina ed è la patria dei capperi e della malvasia.

Sabato

Le previsioni, che poi si riveleranno sbagliate, annunciano un maestrale forza 6. Affittiamo due scooter e visitiamo Lipari da terra. Splendida: calanchi, strapiombi, una terra arida piena di cactus che a tratti ci ricorda il Gran Canyon.