Alla ricerca dei draghi di Komodo

Settimana 125

dal 17/10/99 al 23/10/99

Domenica

Ci svegliamo all’alba curiosi di vedere se durante la notte qualcuno ha mangiatola nostra esca.

Facciamo colazione, poi scendiamo a vedere la nostra trappola. Il palo è stato abbattuto e tutto intorno è pieno di impronte. “Sarà il nostro mostro?”

“Ma no, sarà stata l’aquila che volteggiava ieri sera”

“Guarda, qui è pieno di impronte, sono i draghi, questa è la S della coda che striscia sulla sabbia”.

La nostra trappola è fallita, ma i draghi ci sono e la cosa ci induce a tornare sul gommone, ed ad esplorare la spiaggia navigando lungo la riva, ben al sicuro dai bestioni, che da quanto sappiamo non amano troppo l’acqua.

Nel pomeriggio arriva un’altra barca. Passiamo a fare la loro conoscenza, sono Neil e Sara di Margarita, una simpatica coppia di americani, che insieme a tre ragazzini girano il mondo in barca. Sono appena arrivati da Darwin e gli forniamo le informazioni che abbiamo sugli ancoraggi da queste parti.

Lunedì

Oggi ci spostiamo all’isola di Padar, che a quanto ci ha detto Carlo di Barca
Pulita, ha una spettacolare spiaggia rosa. L’isola si trova nel canale tra Rinca e Komodo, famoso per le sue fortissime correnti di marea.

C’è un sistema (che ci hanno detto Neil e Sara prendendolo dal portolano americano) per prevedere i tempi delle correnti, ma bisogna conoscere l’ora del passaggio al meridiano della luna sulla nostra testa. Non abbiamo le effemeridi, ma proviamo con un software di astronomia nautica e riusciamo ad avere l’informazione.

Ora la regola dice che la corrente è rivolta verso nord da 5 ore e mezzo prima a 1 ora e mezzo dopo il passaggio a meridiano, quindi la direzione si inverte per 6 ore e così via.

Secondo i nostri calcoli dovremmo avere corrente favorevole fino circa le 6.30, quindi all’alba giù dal letto, su l’ancora e via.

Abbiamo 1.5 nodi a favore quando scapoliamo la punta sud di Rinca, e con puntualità svizzera la corrente si inverte quando approcciamo il canale tra Padar e Komodo.
La regola funziona! La corrente è abbastanza forte e seguiamo una barca di pescatori, che evidentemente conoscono le correnti come le loro tasche. Riescono sempre a trovare o una controcorrente o per lo meno i punti dove la corrente è meno forte.

Quando non riusciamo a seguirli, dato che loro si avventurano dove il fondale non è sufficiente al Walkabout, ci troviamo anche 5 nodi contrari.

L’isola con le sue centinaia di scogli e piccoli faraglioni affioranti nell’acqua trasparente è suggestiva. E’ completamente arida e la spiaggia nel bagnasciuga ha una tonalità rosa. Questa è un isola solare e “pacifica”, niente a che vedere con il clima spettrale della baia di ieri.
Ci ancoriamo su un fondale di 15 metri, ma l’acqua è talmente trasparente che sembra di toccare il fondo. C’è corrente forte e siamo rivolti con il vento che ci giunge da poppa invece che da prua.

Andiamo subito ad esplorare i fondali e a pescare. Il corallo è vivo e ci sono tantissimi pesci, anche di varietà che non abbiamo mai visto. Lorenzo prende un grosso red snapper di mezzo metro e per pranzo festeggiamo il bel posto con filetto ai ferri alla salsa d’arancia!

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Siamo l’unica barca all’ancora e sembra che non ci sia in giro anima viva, a parte qualche barca di pescatori in lontananza. Nel tardo pomeriggio andiamo a fare un giro in spiaggia che ora con il sole più basso è ancora più rosa, bellissima! Il colore è dato dai frammenti di corallo rosso.

Bruciamo l’immondizia e facciamo qualche foto.

Martedì

Non è ancora spuntato il sole che siamo già in movimento.

Dobbiamo raggiungere un villaggio che si chiama Verlonka, dove, secondo le informazioni di Carlo, il martedì c’è un pittoresco mercato. Navighiamo a motore e per quanto cambiamo direzione ci troviamo sempre corrente e vento contrario.

Arriviamo troppo tardi a Verlonka, il mercato sto finendo e c’è aria di smobilitazione. Ci ancoriamo di fronte al villaggio la cui spiaggia è piena di barche locali.

Sembra che qui avvengano gli scambi tra i pescatori e le popolazioni dell’entroterra che portano frutta e verdura da scambiare con il pesce secco.

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Molte barche se ne stanno già andando, sono cariche di donne vestite di mille colori. Ci salutano divertiti.

Scendiamo a terra. Dobbiamo ancorare il gommone e camminare per 50 metri nel fango nero in cui si sprofonda sino alla caviglia, poco piacevole!

Al mercato c’è ancora un brulicare di gente e animali, per lo più capre che scorazzano tra le bancarelle rubando qualche foglia di cavolo ai venditori distratti. Le nostre speranze di trovare della frutta e della verdura sono vane. Ci sono rimasti solo dei gran mucchi di pesce secco puzzolente e poche banane e cavoli in pessime condizioni.

Facciamo un giro per il villaggio. Le palafitte sono fatte con foglie intrecciate e hanno una ripida scaletta per evitare agli animali di entrare in casa.
La gente è gentile, anche se ci guardano come fossimo extraterrestri. Nessuno parla inglese e le comunicazioni con le nostre 10 parole di indonesiano non sono facili. Ci toccherà studiarlo!

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Le strade sono polverose e il caldo brutale. Facciamo qualche foto e poi torniamo in barca e salpiamo l’ancora.

Siamo diretti alla sede del parco nazionale di Rinca, dove dovremmo riuscire a vedere i mitici draghi.

Ci ancoriamo in una stretta baietta e dato il caldo opprimente solo alle 16 abbiamo il coraggio di lasciare la barca e avventurarci nella sede del parco. Ci accompagna un vecchietto lungo il sentiero che passa attraverso quelle che nella stagione umida è una palude, ma che ora è solo una distesa di fango secco con qualche mangrovia.

Con il ranger del parco fissiamo una visita per domani mattina poi andiamo a vedere un drago che vive asotto le palafitte dei rangers.

E’ veramente un mostro! E’ un lucertolone lungo 3 metri e cammina con le possenti zampe larghe e la lingua gialla e biforcuta che esplora l’aria davanti alla bocca. Andiamo a vedere le tracce che lascia abbiamo la conferma che le tracce di qualche giorno fa erano di drago. Cammina tutto sollevato e solo la coda striscia per terra lasciando la traccia di una lunga serpentina. La pelle è a scaglie e sembra un mostro uscito da un film tipo Jurassic Park. Quando si muove tutti si scansano e gli fanno spazio. Speriamo che sia ben nutrito e non abbia voglia di uno spuntino “umano”.

Vicino alle palafitte dei rangers c’è uno spiazzo con un grande accampamento di persone che sembrano zingari. In realtà sono dei lavoranti che stanno, con la sola forza delle braccia, costruendo i sentieri all’interno del parco in modo da permettere l’accesso anche alle persone meno agili.
Che lavoro! Per tutto il giorno, sotto il sole cocente trasportano la ghiaia con le ceste sulla testa e la notte dormono per terra, incuranti dei draghi, sotto alcuni tendoni fatti di stracci.

Mercoledì

L’appuntamento con la guida è alle 7, ma all’alba siamo già in piedi per preparare le macchine fotografiche, le scarpe da trekking (ahi che dolor!), le borracce per l’acqua. I pescatori che hanno dormito sulle barche attraccate al moletto del parco sono già in movimento e cantano e schiamazzano. Arriviamo all’accampamento guardandoci le spalle da eventuali “mostri” in agguato.

Il drago residente all’accampamento è già sveglio e si mette in posa per farsi fotografare. In realtà si espone al sole per scaldarsi il sangue dopo la notte.
La guida arriva e si parte. Attraversiamo un boschetto e immediatamente si ferma e ci dice: “C’è un bufalo, Attenzione può essere aggressivo!” Giriamo lo sguardo e ce lo troviamo a pochi metri. Ci guarda scocciato, ha delle corna enormi. Perdiamo l’attimo, si dilegua nella boscaglia e non riusciamo neanche a fargli una foto. Peccato!
Proseguiamo per il sentiero, che ora è al sole ed inizia a salire sulle brulle colline, fa caldo e la nostra guida cammina come un treno.

Vediamo un altro bufalo, che sta abbeverandosi al ruscello, un cervo ed una famiglia di scimmie.

Di draghi neanche l’ombra però dopo due ore arriviamo in cima alla collina ed il panorama è fantastico. Il mare blu si incunea all’interno della costa brulla e frastagliata. Si vede anche la nostra barca tranquilla all’ancora.

Ironia della sorte dopo avere camminato 3 ore sotto il sole cocente senza vedere neanche un drago, li troviamo a poche centinaia di metri dall’accampamento. Sono difficili da avvicinare e scappano subito nella boscaglia.

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Tornati all’accampamento, mentre ci riposiamo all’ombra, vicino alla fontana, assistiamo ad una buffa scena.
Un omino che stava facendo il bucato alza la testa dal suo lavoro e si trova la gialla lingua del drago a pochi metri di distanza. In un balzo molla tutto e lascia il campo al drago a che si abbevera nel secchio insaponato dei panni. “uhm meglio di una gazzosa!”

Alcune note prese dall’ufficio del ranger.
Ci sono 1300 draghi a Rinca e 1500 a Komodo.
Depongono fino a 18 uova, ma molte di queste vengono mangiate dagli altri draghi.
Può raggiungere i 3 metri di lunghezza a 25 anni.
Si cibano di cervi e bufali che cacciano in gruppo. Di solito attaccano la preda mentre si sta abbeverando, lo feriscono e poi aspettano pazientemente che si dissangui per sbranarla. Nell’esaltazione della carneficina può capitare che uno dei carnefici finisca per essere preda degli altri mostri.
Possono nuotare, ma non amano l’acqua e lo fanno raramente.
E’ la più grande lucertola esistente e non ha predatori. Anche le popolazioni locali non lo hanno mai cacciato, forse perché poco buono o perché mitizzato.

Finita la visita torniamo in barca e dato il caldo decidiamo di spostarci in una baia più aperta e ventilata. Ci ancoriamo dietro un’isoletta appena fuori dalla baia, dove secondo le informazioni di Carlo ci sono le vongole.

E’ vero, basta scavare la sabbia sul bagnasciuga e ne troviamo subito 3 o 4. Ci mettiamo d’impegno e in un ora ne raccogliamo un paio di chili. Soddisfatti ci spostiamo di nuovo, alla ricerca di una baia più protetta. Passiamo in mezzo ad un sacco di isolette, fino ad arrivare a Sabaior. L’ancoraggio suggerito dalla nostra guida è aperto all’onda lunga e ci ancoriamo nella baia di fronte a Saiaor Besar, molto (forse troppo) vicino al reef, ma non siamo riusciti a trovare niente di meglio.

C’è un gran viavai di barchette di pescatori, ed essendo sempre molto curiosi ci passano vicino, sbirciando all’interno della barca. Qualcuno ci chiede se vogliamo acquistare del pesce, ma hanno solo dei tonni e preferiamo andarci a pescare qualcosa di meglio.

Il paesaggio è molto bello, l’isola è brulla con le rocce che erose dal vento e dal mare hanno assunto forme stranissime. Sulla spiaggia ci sono dei pescatori che si riposano e affumicano il pesce pescato.

Ci procuriamo la cena, un bello snapper, e concludiamo la giornata.

Giovedì

Giù in acqua subito di prima mattina. Andiamo ad esplorare la punta del reef.

Vediamo un grosso branco di una ventina di pesci pappagallo enormi, saranno lunghi più di un metro e ci passano vicino senza paura. Sono di colore verde-azzurro e hanno un robustissimo becco con cui rosicchiano i coralli per estrarre le alghe di cui si nutrono.

Per pranzo abbiamo pensato a una ricetta nuova, spaghetti vongole e cernia. Le vongole le abbiamo ci serve un cerniotto non troppo grosso che “ci faccia compagnia” durante il pranzo. Gli spaghetti sono ottimi ed erano anni che non mangiavamo le vongole.

Ci spostiamo a Gili Lawa Darat una baia nel nord di Komodo sperando in un ancoraggio migliore. Speranza inutile: la baia è protetta, ma l’ancoraggio è profondo, 25 metri, e se gira il vento siamo a pochi metri dal reef.

La baia è circondata da colline senza alberi che dato il caldo infernale, sono coperte da erba secca e fanno venire sete solo a guardarle.

Qui non ci sono pescatori curiosi e siamo soli tranquilli e beati.

Venerdì

Facciamo un bagno, il reef non è molto bello, è rovinato a causa della pesca con la dinamite, che da queste parti è ancora usata con effetti disastrosi.

Ci spostiamo a Banta, tutta a motore! Quando siamo davanti alla baia incontriamo una corrente fortissima e ci mettiamo un ora per percorrere l’ultimo miglio. Nella baia ci sono altre due barche, c’è Margarita e Hoptoad anche loro una famiglia americana con due ragazzi.

La baia nella guida è descritta come splendida, ma secondo noi non più bella di altre baie nei dintorni.

Per lo meno è riparata e con un fondale ideale: sabbia in 9 metri.

Sabato

Oggi è in programma un barbecue sulla spiaggia insieme agli equipaggi delle barche americane. Andiamo a pesca per procurarci cosa mettere sul fuoco.

I pesci sono tanti e belli, ma tutti piccoli e così dopo avere battuto tutta la baia ce ne torniamo con due miseri pescetti. Il barbecue salta, ma faremo una cena su Margarita, che è la barca più grande, dove ognuno porterà una pietanza.

Alle 5, con un paio di pizze ci troviamo su Margarita, ci sono anche Sonny e Maggy di Hoptoad, mentre tutti i ragazzi (sono in tutto 5) si trasferiranno su Hoptoad. Nel vedere le pizze i ragazzi non se vogliono più andare, gliene offriamo una che accettano con entusiasmo.

Sara ha preparato un piatto giapponese, mentre Maggy un pesce cotto nella salsa di soia e un tortino al formaggio.

Si parla e si scherza e l’argomento principe, come spesso accade, sono i problemi che si hanno in barca. Ognuno ha qualche cosa che non funziona e le storie che ne seguono sono sempre divertenti.