Isola Baltra e Santa Cruz

dal 24/05/98 al 30/05/98

Settimana 52

Isola Baltra e Santa Cruz

Domenica

E’ brutto tempo, riproviamo ad aggiustare il fuori bordo, ma senza grossi risultati.

Lunedì

Sveglia alle 5 per andare a Puerto Ayora, il porto dell’isola di Santa Cruz famoso per essere la sede del Centro Darwin. Il vento,inizialmente assente, si alza fino a più di 20 nodi, ovviamente contrario. Non abbiamo voglia di fare dei  bordi cosi ce la facciamo quasi tutta con randa e motore.

Peschiamo due grossi whaoo da 10 Kg e spacchiamo per due volte la lenzacon dei pesci fuori dalla nostra portata. Avvistiamo anche un paio di squali! Arriviamo alle 16 cotti dal sole e dal mare. La rada è piena di barche conosciute, e appena ancorati ci raggiunge George, lo skipper solitario di Irena, un ketch inglese armato come una giunca cinese.

George ci dice di mettere un’altra ancora a poppa, per ridurre il rollio e ci da delle dritte sulle pratiche burocratiche da espletare, su dove lasciare il gommone, su dove fare la spesa, ecc…

Invitiamo Peppino, Lucia e Blu a cena per tranci di whaooalla brace, il nostro barbecue è a gas, ma fa lo stesso.

Martedì

Scendiamo a terra. Il paesino è carino, case basse, negozietti che vendono souvenir e oggetti in legno raffiguranti tartarughe e foche.

Espletate le pratiche, facciamo la conoscenza di Pippo, un palermitano che ha un ristorante italiano e che ci invita a mangiare una pizza da lui. Faceva il costruttore edile ed è scappato da Palermo perché incappato in una maxi-indagine antimafia.

Nel pomeriggio andiamo a vedere il mitico Centro Darwin. Rimaniamo delusi. Ci aspettavamo un centro con grandi informazioni scientifiche riguardo la flora e la fauna locale. Invece è una specie di zoo, in cui sono mantenuti vari esemplari di tartarughe che si possono avvicinare e anche toccare.

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E’ l’ideale per fare le foto in primo piano alle enormi galapagos, le tartarughe terrestri giganti che hanno dato il nome all’arcipelago. Questi grossi bestioni arrivano a pesare 300Kg, ed erano molto numerosi prima della scoperta delle isole, nel 16° secolo.

Poi i navigatori di quei tempi hanno scoperto che le tartarughe giganti erano un’ottima fonte di cibo che si manteneva viva e fresca per mesi e mesi. Così chiunque passasse da queste parti, balenieri, pirati, esploratori, cacciatori di foche, si fermavano qui e riempivano le stive di centinaia di tartarughe. Si racconta che per avere la carne sempre fresca, non uccidevano la tartaruga, ma le staccavano una zampa alla volta, dato che non avevano i frigoriferi.

In quattro secoli le tartarughe si erano quasi estinte, e solo ora, dato che sono super protette, rincominciano ad aumentare di numero.Tornando in barca ci fermiamo ad assistere ad un comizio elettorale che è pieno di gente entusiasta che sembra divertirsi un mondo, sembra una festa! Questa settimana ci saranno le elezioni provinciali, così il paese è completamente immerso nella campagna elettorale, che qui si fa casa per casa, ed è pieno di cartelli con le foto dei candidati.

Mercoledì

In barca si rolla da morire. Di prima mattina scappiamo prima che ci venga il mal di mare, andiamo a portare il fuoribordo da un meccanico che ci ha consigliato Pippo. Poi ritorniamo al CentroDarwin, oggi danno il cibo alle tartarughe, così vengono fuori dai loro nascondigli e si riescono a vedere da vicino.

Passiamo un paio d’ore tranquilli ad osservare questi bestioni che ruminano le grosse foglie di una pianta che cresce sugli altopiani chiamata erba elefantina. Mentre guardiamo le tartarughe mangiare passano diversi gruppi di turisti con le loro guide che gli raccontano sempre le stesse storie. Quella che fa più colpo riguarda un maschio chiamato Jeorge il solitario, che è chiuso in un recinto del Centro ed ha la sfortuna di essere rimasto l’unico esemplare vivente della sua specie.

Per cercare di non fare estinguere la specie i rangers hanno chiuso nel recinto insieme a Jeorge due femmine di una specie molto simile, ma fino ad ora sono state snobbate dal solitario.

Alle 15 andiamo a ad assistere ad una conferenza tenuta da un professore americano riguardante i danni inflitti dal Nino ai coralli delle Galapagos. A causa dell’aumento della temperatura delle acque (da 18°C a 30°C) e della diminuzione della salinità c’è una grossa mortalità tra i coralli, che qui si sono adattati per vivere in acque fredde. Comunque sembra che il Nino appena passato, qui sia stato sopportato molto meglio dei precedenti, visto che solo parti delle colonie sono state danneggiate e già si intravedono segni diripresa. Ovviamente la morte del corallo influisce su tutto l’ecosistema marino, ed è quindi molto importante monitorare l’andamento.

Tornando a casa, incontriamo Adam e Francis, di Esmin, che con la piccola Anne,una bellissima bambina di 2 anni stanno andando in Nuova Zelanda per stabilirsilì. Lui è neozelandese e lei è inglese e sono molto simpatici.

Partono domani per le Marchesi e ci invitano ad andare con loro a mangiare la classica bistecca prima della partenza. All’ultimo momento si aggrega anche Kit, un solitario sudafricano che sta facendo il giro del mondo su una barca di meno di 8 metri. Passiamo una piacevole serata.

Giovedì

Siamo nel periodo di luna piena e da quello che si dice in giro quando c’è la luna piena c’è sempre una burrasca che arriva. Rimaniamo in barca tutta la mattina poi visto che la burrasca non arriva, in barca si rolla da morire ed incominciamo ad accusare i primi sintomi di nausea, ce ne andiamo a terra con un gran mal di testa.

Questo ancoraggio è veramente schifoso, è aperto a sud e le onde entrano dentro rendendolo veramente poco confortevole. Per sopporta remeglio la cosa tutte le barche hanno utilizzato due ancore, una a prua ed una a poppa, in modo da mantenere la prua alle onde e sopportare un po’ meglio il rollio.

Passiamo tutto il giorno gironzolando per il paese e andando ad assistere ai comizi elettorali

Venerdì

Il programma di oggi prevede una bella passeggiata finoalla Baia Tortuga, che si trova 5 o 6 chilometri da Puerto Ayora. Il problema è che la baia si trova all’interno del Parco Nazionale e quindi per entrare bisogna avere il tesserino del Parco che costa la bellezza di 100$ a persona. Adam ci ha detto che se si va presto la mattina il guardaparco non c’è e quindi si riesce ad entrare senza problemi.

Alle otto siamo all’ingresso del sentiero, ma la casupola del guardaparco è aperta e la signora all’interno ci chiede la tessera. Gli diciamo chiaramente che non ce l’abbiamo e mentre stiamo per andarcene si impietosisce e ci fa entrare lo stesso, dicendoci di evitare il guardaparco che sta facendo il giro all’interno.

Dopo un ora di cammino lungo il bel sentiero fiancheggiato primada una densa vegetazione tropicale, poi da alti cactus, arriviamo alla spiaggia. E’ uno spettacolo fantastico: a perdita d’occhio si vede la spiaggia bianca con a sinistra gli enormi cavalloni che frangono e a destra la verde vegetazione color smeraldo.

Non c’è nessuno, a parte dei grossi iguana che se ne stanno beati al sole, e gli aironi che pescano lungo la riva. Ci avviciniamo ad un iguana per fargli una foto, ci guarda infastidito, ma non se ne va. E’ talmente brutto che fatenerezza! Abbagliati dal sole percorriamo la lunga spiaggia. Qui non si può fare il bagno perché ci sono delle forti correnti che portano al largo e ogni tanto qualcuno ci lascia le penne.

Arriviamo ad un altra spiaggia, questa è più riparata, dato che è all’interno di una laguna e l’acqua è calma. Facciamo il bagno insieme ai mostri neri, le iguane, che ci nuotano intorno come dei piccoli draghi. Gli iguana vanno a pescare, ma essendo a rettili a sangue freddo devono spesso ritornare sulla spiaggia al sole per riscaldarsi, così c’è un gran via vai di mostri: i più grossi sono lunghi più di un metro.

Il sole scotta e all’ombra di un grosso albero Annalisa ne approfitta per tagliare i capelli a Lorenzo, così non riempiamo la barca di capelli come al solito. Verso le 16 ce ne torniamo in paese soddisfatti.

Sabato

Prendiamo il taxi per Bellavista, un piccolo paesino dell’interno, famoso per i suoi tunnel di lava, in pratica delle grotte scavate dalla lava durante le eruzioni che hanno generato l’isola.

Il paese sembra un villaggio fantasma del Far West, quattro case lungo la strada polverosa, con dei muli “parcheggiati” fuori dall’osteria. Rimaniamo molto delusi dal tunnel.

Per 5 $ ci danno in mano due lampade e sa soli, come due idioti, percorriamo per circa mezz’ora il lungo tunnel umido cercando di evitare le pozze ed i detriti delle frane. Rivediamo la luce del sole con sollievo e ce ne torniamo a Puerto Ayora.

Passando davanti il ristorante di Pippo, incontriamo due suoi amici italiani: Bruno e Fabio. Bruno è un pensionato milanese che raggiunto la pensione è venuto qui e si è fatto incastrare da una equadoregna, Fabio è un ex dirigente di una grossa azienda milanese, che dopo una disgrazia familiare ha deciso di cambiare vita, ed ora organizza viaggi in Amazzonia, che conosce benissimo avendo vissuto per tre anni con gli indios nella jungla, e alle Galapagos.

Parlando diciamo a Fabio che siamo un po’ delusi delle Galapagos, dato che senza pagare, caro, si riesce a vedere ben poco. Fabio ha vissuto qualche anno sulle montagne all’interno dell’isola di Santa Cruz e ci dice che domani ha intenzione di ritornare la perché vuole comprarsi un po’ di terreno per farsi una piccola casa per le vacanze, e si offre di organizzarci un tour a cavallo non ufficiale con un suo amico, per andare a vedere le tartarughe giganti dal vero.