Madagascar spiaggia e barca

Nosi Komba

Settimana 160

dal 18 giugno – 24 giugno

Domenica

Nosy Komba

I serbatoi dell’acqua della barca sono quasi vuoti così decidiamo di spostarci a Nosy Komba dove speriamo di rifornirci. Siamo anche alla ricerca di un ancoraggio più piacevole. La distanza è breve solo 5 miglia. “Ancoratevi davanti alla casa di Stefano” ci avevano consigliato Nicole e Patric. E così facciamo.
Scendiamo a terra con il dinghy portando tutte le nostre taniche. Attraversiamo la spiaggia e raggiungiamo una casetta in pietra alla fine della spiaggia. Ammassati davanti all’ingresso ci sono almeno una trentina di persone. Se ne stanno seduti o sdraiati a terra silenziosi. Chiediamo “Stefano?” indicando la casa ad un uomo con il viso un po’ meno sofferente degli altri. Ci fa un cenno di assenso e ci indica la collina. “E’ lui, eccolo che arriva”. “Oggi tolgo i denti” ci dice “non ho molto tempo, ma vi aspetto stasera a cena”. Va di fretta e non ha tempo per i convenevoli. Già da un incontro di pochi secondi capiamo che è un vulcano di energia e di idee per migliorare la vita degli abitanti di questo posto.
Dedichiamo il resto del pomeriggio alle incombenze che la barca richiede.

Lunedi 

Nosy Mamoko

Abbiamo appuntamento con Stefano che ci mostra il villaggio. Passiamo attraverso capanne di pandano piuttosto sgangherate fino a giungere ad una bella stradina di ciottoli. La stradina sale fiancheggiata da imponenti alberi, in alto sulla collina domina la più bella costruzione del villaggio: la scuola. Al nostro in ingresso i ragazzini si alzano e in coro “Bonjour!” Poco distante dalla scuola ancora in costruzione un’altro edificio. “Stiamo costruendo un dispensario e un ospedale, qui ci staranno le partorienti”. Stefano parla al plurale, ma sappiamo che lui è la mente e anche il braccio di queste opere non solo decisamente utili ma anche molto belle. Stefano ha costruito e pagato di tasca sua la scuola. “Investiamo sui bambini perché possano avere una istruzione e un ambiente pulito e ordinato”. E’ molto orgoglioso dei suoi ragazzi: “Quando passano alla scuola superiore assieme a ragazzi di altri posti sono i primi della classe”. “Abbiamo il 100% di presenza a scuola”.
Siamo attoniti dai racconti di Stefano tutti i suoi risparmi e tutte le sue energie per trasformare questo villaggio. “Perché lo fai?” chiede Lorenzo. Stefano alza le spalle. Ci spiega che non lo fa per guadagnarsi il Paradiso e neppure per una ricompensa terrena. Nel primo non crede e per quel che riguarda il secondo la gente del posto lo crede uno stupido che butta fatica e soldi non per sé, ma per gli altri. Ci racconta che nelle favole dei Malgasci l’eroe è quello che bada a se stesso se ci sono altre persone in difficoltà o ferite. L’eroe non è certo quello che si fa in quattro per curare sia bambini o che adulti e che spende tutti propri risparmi per creare la più bella costruzione dell’isola dove i bambini possono studiare. L’energia di Stefano è travolgente. Cosa potremmo fare per lui? Vorremmo restare ad aiutarlo, ma abbiamo appuntamento con l’equipaggio della barca vela Sansibar. Partiamo con l’impegno di tornare al più presto.

Con una bella veleggiata con vele piene di circa 4 ore. Siamo silenziosi la mente è ancora al villaggio di Nosy Komba. Pensa a Stefano e a quei bambini che grazie a lui imparano a leggere, a scrivere e a far di conto. Raggiungiamo Nosy Mamoko. Scapolata la punta dell’isola ecco Sansibar. 

Anita e Michel ci accolgono a bordo della barca a vela con un secchio di ostriche delle rocce. Le gustiamo con vino del Madagascar mentre il sole rosso fuoco fa capolino dietro le montagne dell’isola.

Martedi

Anatra all’arancio

Una canoa con due ragazzini si accosta alla nostra barca. Sventolano una anatra starnazzante tenendola per il collo. Lo sguardo di Lorenzo è di assenso. “Io non la uccido” urla Annalisa impietosita dalla povera malcapitata. “Non ci penso neppure di decapitarla e spennarla” continua Annalisa con la mano sugli occhi. Lorenzo ha già l’acquolina in bocca al pensiero dell’anatra all’arancia.  Tentenniamo, ma alla fine la possibilità di variare il menù dal solito pesce e riso ci fa concludere l’affare con i ragazzini. Saranno loro però a porre termine alla vita dell’infelice volatile. Quando però scorgiamo i due ragazzi sulla spiaggia compiere l’infame delitto ci assalgono i sensi di colpa. Ora bisogna spennare l’anatra. Ci vengono i aiuto Anita e Michel. Mentre facciamo bollire l’acqua di mare nasce la discussione se l’ingrato lavoro sia un “blue job” o un “pink job”. Anita ed io cediamo e ci occupiamo di denudare l’anatra. Tolte le penne rimane ben poco pelle e ossa, “la nostra cena sarà molto dietetica” commenta Lorenzo.

Andiamo in visita al  villaggio dove finalmente vediamo i Lemuri. Ci sono anche 2 tartarughe che si fanno accarezzare come animali domestici.

Nel pomeriggio Anita mi insegna a dipingere T-shit. Lei è molto brava a disegnare e si diletta a creare magliette originali e proprio carine.

Mercoledi

All’ancora nella baia D’Amdranira

Solo due miglia di navigazione e buttiamo l’ancora nella baia D’Amdranira. L’acqua della baia è verde, torbida, mangrovie tutto intorno, nessuna traccia di villaggi solo una capanna abbandonata davanti a noi. Ma ecco arrivare il pescatore che ci ha promesso i calamari. Lo avevamo avvisato che saremmo arrivati qui. Otto enormi calamari in cambio di una maglietta. Il pomeriggio continua la foga artistica con Anita: Una maglietta piena di pesci colorati. Per cena i calamari ripieni. Deliziosi!

Venerdi

Al mattino facciamo un bel giro di esplorazione in gommone. Poi ci dedichiamo ai lavoretti. Ripariamo uno strappo al Genoa, la vela di prua della barca. Il pomeriggio relax in questa pacifica baia che sembra un lago. Nottata di vento e pioggia. L’acqua gratis e senza fatica che riempie i serbatoi della barca è come sempre la benvenuta.

Sabato

L’ancora ara

Ancora assonnati usciamo in pozzetto “Dove è finito Sansibar?” “Ohps! Non sono loro ad essersi spostati siamo noi!”. L’ancora della barca ha arato. Siamo increduli. “siamo stati fortunati”. Il vento e la corrente ci ha spinto verso l’uscita della baia, saremmo potuti finire tra le mangrovie e uscire dal groviglio di radici sarebbe stato un vero problema. “Uffa è la terza volta che ariamo con questa ancora!” L’ancora è una Fortress di 7 kg di alluminio. Nella sabbia è perfetta, ma col fango morbido come qui non affonda le marre e con un po di vento in più ara. E dire che l’avevamo anche tirata, mettendo il motore della barca a marcia indietro. Mentre continuiamo a fare teorie e ipotesi sul perché, cambiamo ancora. Abbiamo una CQR da 20kg, affidabile compagna dei nostri ancoraggi, ma non la possiamo usare perché la sua catena passa attraverso il salpancora che abbiamo smontato perché si è rotto. La nostra terza alternativa (e anche l’ultima) è la Bruce da 15kg. “Terrà?” “Speriamo” Annalisa fa il bucato grazie all’acqua raccolta questa notte. Poi Anita ci taglia i capelli ad entrambi. Il pomeriggio raccogliamo altra acqua. Per cena lasagne con l’equipaggio di Sansibar.