Settimana 186
Dal 17/12/2000 al 23/12/2000
Ritorno a Massawa
Oggi è tutto chiuso quindi stiamo in barca a fare qualche lavoretto e a socializzare con gli equipaggi delle altre 4 barche ancorate in porto.
Per cena tutti a mangiare i gamberi al ristorante!
Ultimi preparativi prima della partenza
Giornata frenetica come sempre prima di una partenza. Grande spesa, al mercato, di frutta e verdura che poi bisogna lavare accuratamente, per evitare di imbarcare animaletti clandestini.
Nel frattempo facciamo anche 3 chili di spezzatino che conserviamo in barattoli di vetro dopo averli sterilizzati nella pentola a pressione. Ci serviranno per variare la monotonia dei pranzi e delle cene a base di pesce nei prossimi mesi di navigazione lungo il Mar Rosso.
Per cena siamo invitati a bordo di Mintaka, la splendida barca di Manfred e Petra. Se la sono costruiti da soli e hanno fatto un gran bel lavoro. Anche la cena è ottima. Nella loro vita precedente erano proprietari di un ristorante, e si vede.
Lasciamo Massawa diretti verso il Sudan
Si parte. Ci tocca fermarci in banchina per dare la possibilità all’ufficiale dell’immigrazione di verificare che non abbiamo clandestini, poi alle 9 lasciamo Massawa.
Il mare è calmo, non c’è vento e c’è una foschia che limita la visibilità a pochi chilometri. Ci facciamo 10 miglia a motore, poi arriva il vento, fortunatamente dalla direzione giusta, sud est, e navighiamo a vela tutto il giorno. Ci sono un sacco di pellicani che curiosi ci volano vicini. Poi si adagiano sull’acqua davanti a noi, ma quando li raggiungiamo riprendono il volo.
Entrata in Sudan
Giorno senza storia!
La navigazione procede veloce con il vento in poppa e una corrente di un nodo a favore. Nel pomeriggio lasciamo l’Eritrea ed entriamo nelle acque territoriali del Sudan. C’è sempre foschia, causata dalla polvere del deserto, e anche se siamo a poche miglia dalla costa non vediamo niente.
Annalisa si è ripresa dal potente raffreddore e può mettere il naso fuori dopo un giorno passato a soffiarsi il naso in cuccetta.
All’appuntamento serale con le altre barche italiane in Mar Rosso arriva una brutta notizia; quelli che sono a Port Sudan hanno vento da nord, quindi sta per finire la pacchia.
Rotta per Marsa Ata
Alle 3 il vento gira a nord est e rinforza. Siamo costretti a fare un bordo verso la costa del Sudan per cercare rifugio in uno dei numerosi ancoraggi.
La navigazione con il vento forte, in una zona con isolette basse e reef, sapendo che la carta non è troppo precisa (sono fatte per le navi, che evitano di andare ad infilarsi tra i reef!) non è per niente rilassante. Chi è di turno per evitare di addormentarsi usa il timer (che normalmente usiamo per sapere quando il riso è cotto). Ogni venti minuti suona e ogni volta chi è di turno fa il punto sulla carta per verificare di essere perfettamente in rotta. All’alba siamo ormai a una decina di miglia dal primo ancoraggio, la tentazione di fermarci è forte, ma poi seguiamo i consigli degli amici alla radio. Quando il vento non è troppo forte conviene andare.
Siamo convinti, facciamo rotta per Marsa Ata, che si trova a 20 miglia a sud di Port Sudan. Percorriamo il canale tra i reef a vela e motore così da mantenere una buona velocità nonostante il vento quasi contrario così non è troppo dura. Davanti a Suakin, il secondo porto del Sudan,c’è una nave che ha sbagliato “strada”, sembra che non abbia seguito le mede di segnalazione e si è andata ad arenare sulla barriera corallina. Due grossi rimorchiatori tentano di trainarla, senza successo.
Marsa Ata non è altro che una spaccatura nella barriera corallina che corre parallela alla costa. All’interno c’è un canale sufficientemente profondo per ancorarsi e protetto solo dalla barriera. L’ingresso è facile, anche se arrivando alle 16 ed essendoci il cielo nuvoloso, non c’è una buona luce; da tutti gli esperti del luogo e’ ampiamente sconsigliato arrivare dopo le 15. L’ancoraggio è tranquillo, siamo ai bordi di una specie di palude che pullula di uccelli. Al tramonto ci vengono “a salutare” 3 grossi fenicotteri rosa che si fanno un giro sopra la barca e poi se ne vanno. Alle 20 siamo gia a dormire!
Rotta per Umbria
Navigazione, a motore e contro vento, da Marsa Ata ad un reef fuori di Port Sudan chiamato Umbria.
Abbiamo appuntamento con Roberto del Filicudi, che gentilmente si è offerto di farci la spesa di frutta e verdura e darci 80 litri di gasolio. Questo c’eviterà di fermarci a Port Sudan, perdere un paio di giorni ed un sacco di soldi (120$), per fare le pratiche d’ingresso e uscita. Roberto ci viene incontro con il gommone e ci mostra l’ingresso, che è largo. Questo reef è famoso perché è la “tomba” di una nave italiana, l’Umbria. Nell’Agosto 1940 diretta in Eritrea era ferma a Port Sudan il giorno dell’inizio della seconda guerra mondiale. Dato che questo era una colonia inglese il comandante, per non rendere disponibili le tonnellate di armi e munizioni di cui era carica la nave, ha preferito auto affondarsi. Ora è ancora piena di bombe, tant’è che le carte nautiche proibiscono di passargli vicino, ed è una delle mete preferite dai subacquei che frequentano numerose queste acque. Noi siamo entrambi malaticci, con mal di gola e raffreddore, quindi piuttosto che immergerci preferiamo andare sul Filicudi e vederci le riprese subacquee di Roberto.
Il Filicudi è una vecchia barca da pesca del 1923 perfettamente restaurata e mantenuta. Ora Roberto e Mery, che sono entrambi esperti sub, la usano per ospitare subacquei desiderosi di esplorare le meravigliose barriere coralline del Sudan.
Dopo aver passato il pomeriggio a scambiarci notizie e informazioni, finiamo la giornata con un ottimo piatto di tagliatelle, fatte in barche sul Walkabout.
Ancoraggio a Marsa Fijab
Forti dell’esperienza dei giorni scorsi, partiamo presto, il vento è stato debolissimo tutta la notte e dobbiamo approfittarne. Siamo diretti a Marsa Fijab che si trova 25 miglia più a nord.
Oggi il vento è clemente e a tratti riusciamo addirittura a veleggiare, il sole finalmente splende e ci scalda. Anche il paesaggio sta cambiando, le colline verdi lasciano posto ad una distesa sabbiosa disseminata da aridi cespugli e contornata dalla barriera corallina che fa spumeggiare i frangenti.
Arriviamo a Fijab alle 13, la luce è ottima e non abbiamo nessuna difficoltà ad entrare nel labirinto di coralli. E’ uno spettacolo! Stiamo navigando in mezzo al deserto, ci sono anche i cammelli che pascolano ai bordi della laguna. Ci ancoriamo nella laguna più interna in un posto molto riparato, il vento è ancora debole, ma è prevedibile che rinforzi. Siamo entrambi malaticci, con tosse e raffreddore, e siamo stizzosi per la stanchezza accumulata negli ultimi giorni. Se domani c’è troppo vento restiamo qui!
Mettiamo in acqua il gommone e andiamo alla ricerca della cena. Viste le nostre precarie condizioni non è il caso di andare a fare pesca subacquea, ci accontentiamo di fare un po’ di traina.
Sulle isolette che ci circondano, lingue di sabbia protese verso la lagunetta, nidificano gli uccelli, al nostro passaggio ci guardano sospettosi. Un enorme uccello grigio perla aspetta che gli arriviamo vicino e poi, controvoglia, prende il volo. Avrà un’apertura alare di un paio di metri e riesce ad alzarsi sfruttando la forza del vento, che ora ha iniziato a soffiare con forza.
Peschiamo una cernia di un chilo e torniamo in barca soddisfatti. Il sole è basso e a fa freddo. Filetto di cernia con timo e insalata di pomodori.